Treviso, focolaio tra chi fa i tamponi. Chiamati i veterinari a fare il contact tracing Treviso, focolaio tra chi fa i tamponi. Chiamati i veterinari a fare il contact tracing

Treviso, focolaio tra chi fa i tamponi. Chiamati i veterinari a fare i contact tracing

Veterinari chiamati per fare i tamponi e contact tracing visto che a Treviso c’è un focolaio proprio tra chi fa i tamponi…

Chi fa i tamponi, ovvero chi controlla se uno ha o meno il coronavirus, il coronavirus se l’è preso: e non una persona sola, ma in 15, creando un focolaio a Treviso. In 15 positivi su 190 dipendenti del Dipartimento di Prevenzione, sede della Madonnina di Treviso. E per sopperire alla mancanza di contact tracer hanno chiamato i veterinari.

Come scrive Repubblica, il direttore dell’azienda sanitaria, Francesco Benazzi, ha reso noto che a Treviso per ogni positivo vengono trovati altri tre contagiati. Il virus è entrato quindi nel dipartimento di prevenzione “La Madonnina” dell’Ulss, che si occupa delle inchieste epidemiologiche, dei tracciamenti e di isolare i contatti dei positivi.

Il focolaio, 15 persone in quarantena che quindi non possono lavorare e fare i controlli. I positivi nel dipartimento sono “amministrativi che si occupano del tracciamento – spiega il direttore dell’Ulss, Benazzi – per fortuna non sono operatori che fanno tamponi o vaccinazioni”.

Arrivano i veterinari per i controlli

Per sostituire i medici malati e supportare gli operatori nel contenimento del contagio, chiamati anche i veterinari, per effettuare il contact tracing. Il loro contributo era già stato richiesto lo scorso agosto, quando servivano rinforzi per gestire i molti contagi e i importanti focolai scoppiati in centri di accoglienza e grandi aziende.

“La Madonnina resta aperta – assicurano dall’Usl – ora verrà applicato il protocollo ospedaliero con la ripetizione periodica dei test sugli operatori”. La speranza è che il focolaio sia già circoscritto. In caso contrario si rischierebbero pesanti rallentamenti nell’attività di screening per il coronavirus.

Come ha fatto il Covid a entrare nel dipartimento di Prevenzione? L’ipotesi avanzata dall’azienda sanitaria è che l’operatore del servizio Igiene e sanità pubblica abbia preso il virus a casa. E che poi abbia diffuso il virus, ovviamente in modo inconsapevole, negli spazi comuni della Madonnina. Come l’atrio, la zona delle macchinette del caffè e così via. (Fonti Repubblica e Il Gazzettino).

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