X

La truffa del “Madoff dei Parioli”: da dove venivano i soldi dei Vip? Un’inchiesta per vederci chiaro

di Elisa D'Alto |1 Aprile 2011 13:25

ROMA – Ora la domanda è: da dove venivano quei soldi? Un gruzzolo di 170 milioni di euro, quelli intercettati dal “Madoff dei Parioli” presso i facoltosi clienti Vip della Roma bene. Un meccanismo ben oliato, un passaparola vincente quello studiato da Gianfranco Lande (mente di quella che a detta dei pm è un’autentica truffa) e da Gampiero Castellacci de Villanova, ossia il lato nobile e presentabile della società, quello con le conoscenze giuste, di casa ai Parioli, a cena in posti come il Caminetto o Celestina. E come non fidarsi di lui, della sua faccia pulita? Ecco come la società è riuscita a raccogliere la fiducia (e i sostanziosi risparmi) di clienti blasonati. Enrico Vanzina, Massimo Ranieri, Sabina Guzzanti e il suo ex compagno David Riondino, Claudia Ruspoli, Stefano Desideri, i costruttori Piperno, lo chef Heinz Beck, il deputato Pd Giandomenico Martino, Samatha De Grenet. Un elenco che si allunga e che arriverebbe ormai a 1300 nomi.

Gli arrestati sono Gianfranco Lande, numero uno di Egp Italia, il direttore Raffaella Raspi, il fratello Andrea Raspi, Roberto Torregiani e Giampiero Castellani de Villanova. I reati contestati sono, a seconda delle posizioni, l’associazione per delinquere, la truffa, l’ostacolo alla vigilanza, l’abusivismo finanziario, l’esercizio abusivo dell’attività bancaria. Nel registro degli indagati figurano altri 5 nomi.

Il meccanismo è semplice. Se vuoi investire i tuoi risparmi li dai a una banca che si impegna a restituirli a un dato tasso di interesse. Che siano azioni o titoli di Stato, si sa che più il tasso è alto e più, a naso, il rischio è dietro l’angolo. E’ il motivo per cui il bund tedesco offre un rendimento basso ma è decisamente più sicuro di un titolo del Tesoro greco. Bene, con questo ragionamento puoi arrivare, per i titoli nostrani, a un interesse tra l’1 e il 5 per cento. Puoi arrivare all’8 per i titoli portoghesi. 10 per quelli greci, ma Atene se l’è vista brutta solo una manciata di mesi fa. Ebbene il Madoff dei Parioli per i risparmi offriva una percentuale fino al 20%: uno specchietto per le allodole perché in alcuni casi i soldi lui li restituiva davvero. Il cliente soddisfatto attirava così altri amici facoltosi, consigliando la bontà dell’affare. Il sospetto dei magistrati è che per restituire i soldi con sopra quegli interessi vertiginosi (in media si attestavano intorno al 10-12%)  la società usasse i risparmi dei nuovi venuti. Proprio come faceva Bernie Madoff, che in America è stato condannato a 150 anni di carcere per una truffa da 50 miliardi di dollari.

Ora l’inchiesta è divisa in due tranche, la prima riguarda i 5 arrestati dei giorni scorsi, coloro che avevano messo in piedi la truffa. Ma la seconda potrebbe rivelare altre sorprese, perché mira a stabilire se tra gli investitori aderenti allo scudo fiscale ci sia chi ha commesso irregolarità. I magistrati romani accusano Lande di aver accettato consapevolmente di far rientrare con lo scudo fiscale capitali che esistevano solo sulla carta e che gli investitori non sono più riusciti a riavere.

Gli arrestati, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe conquistato la fiducia sul mercato con operazioni che effettivamente avevano portato un guadagno ai risparmiatori. Il denaro raccolto veniva investito in strumenti finanziari attraverso società presenti nel Regno Unito ed in Irlanda, risultate essere abusive. Gli arrestati avrebbero proposto ”indebitamente” ai clienti di aderire allo scudo fiscale ed hanno trasferito oltre 600 posizioni abusive (per un totale superiore a 170 milioni di euro) ad un’impresa di investimento francese, la Europenne de Gestion Prive (Egp), con succursale in Italia, posta attualmente in liquidazione coatta dal ministero dell’Economia per gravi irregolarità e radiata dall’albo francese degli intermediari finanziari nel dicembre scorso. Il Gip ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 170 milioni di euro, equivalente all’ammontare del danno economico procurato dagli indagati.

Nella seconda metà del 2010 i clienti di Egp iniziano aumentano a dismisura. Sono soprattutto clienti facoltosi che chiedono di far rientrare con lo scudo risorse investite in fondi esteri. A raccogliere i clienti era stata nel corso degli anni una piccola rete “informale” di promotori facenti capo alla Eim, società di diritto inglese che a Roma ha solo un ufficio di rappresentanza. Eim non è un intermediario registrato e quindi non può può “scudare” i soldi dall’estero all’Italia: i clienti vengono quindi “girati” sulla Egp. La Consob si insospettisce e avvia le indagini che hanno portato agli arresti. Ma a fronte di 1300 nomi di clienti della società, non tutti truffati ma buona parte sì, sono state solo 36 le denunce. Come mai? I Vip in questione probabilmente avranno voluto evitare il polverone derivato dalla vicenda: in ballo ci sono i capitali rientrati con lo scudo fiscale, operazione lecita e garantita da una legge dello Stato, ma che potenzialmente offusca il buon nome dei Vip. Chi potrebbe candidamente ammettere di aver tenuto per anni fior di capitali all’estero più o meno legalmente? Scudo o non scudo, quando in ballo ci sono milioni e pochissime denunce la spiegazione è semplice e la sintetizza il giornalista Roberto D’Agostino: “Il problema è che se fai denuncia ti possono chiedere da dove venivano i soldi che avevi dato a questa gente”. Meglio tacere allora, e pace se ci si rimette qualche migliaio di euro.

Scelti per te