La truffa con la voce clonata: "Mamma aiutami, ho il Covid e mi servono soldi" La truffa con la voce clonata: "Mamma aiutami, ho il Covid e mi servono soldi"

La truffa con la voce clonata: “Mamma aiutami, ho il Covid e mi servono soldi”

“Mamma aiutami, ho il Covid e mi servono soldi”.

La truffa della voce clonata. In un lungo post su Facebook la scrittrice Barbara Fiorio racconta di una truffa subita da sua madre.

Madre contattata da un sedicente medico e da una donna che si è spacciata per lei, per Barbara Fiorio.

Tutto, racconta la scrittrice, inizia con una chiamata:

‘Mamma? Mamma, mi sono sentita male, sono svenuta, mi hanno portata al pronto soccorso. È grave’. Mia madre va nel panico, le si spezza il respiro, la voce, il pensiero.

‘Oddio, Barbara, cos’è successo? Dove sei? Arrivo’. ‘Sono al pronto soccorso di San Martino, ma sto male, non puoi venire. Ho bisogno di aiuto, mamma’.

‘Come non posso venire? Barbara, oddio, come stai male e non posso venire? Ti prego, dimmi cos’è successo’.

Piange, non sa cosa fare, va nel panico.

‘Mi hanno fatto il tampone, ho il Covid. Ho 41 di febbre, mi ricoverano d’urgenza, ma devono farmi due punture che costano tanto, mamma. Se non me le fanno potrei non farcela. Sto male, mamma, sto così male…’.

‘Barbara! No, ti prego, devo venire lì!’ urla”.

Quindi la richiesta di soldi:

“‘Non puoi, mamma. Non ti lasciano entrare. Ma mi servono quelle punture. Ti prego, aiutami. Costano tanto, io non li ho tutti quei soldi’.

‘Ma le paghiamo, certo che le paghiamo. Digli di fartele, intanto’.

‘Non me le fanno se non sono sicuri che le paghiamo. Mamma, io non li ho adesso, ho bisogno del tuo aiuto. Hai dei contanti, in casa. Hai un brillante?’

‘Un brillante? È in banca, adesso è chiusa. Posso andare a ritirare al bancomat… Oddio, Barbara, ti prego… Non puoi averlo preso…’.

Piange ma cerca di seguire la telefonata, di capire cosa deve fare, di avere una direttiva. ‘

Un brillante, sì. Dicono che accettano anche quelli, in pegno. Anche i gioielli in oro. Poi ce li restituiscono’.

‘Ma chi se ne frega se ce li restituiscono! Devono curarti! Io qui in casa non li ho, i gioielli…’.

‘Hai dei contanti, mamma?’

‘Pochi, posso andare a ritirare al bancomat…’

‘No, non andare al bancomat, non c’è tempo. Prendi tutto quello che hai, gioielli e soldi. Fallo subito, ti prego. Gli servono come pegno per il pagamento’.

‘Ma non ho neanche tutto qui. Una parte è nel box a Sturla. Dovrei andare lì’.

‘Allora vai lì. Ci sono anche le monete d’oro?’

‘Le monete d’oro? Non lo so, ma non è che ne avessi, forse una…’

‘Tutto, prendi tutto. Mamma, sto male, sto male, la febbre sta salendo ancora, se non mi fanno le punture…’

A questo punto un uomo si spaccia per medico:

“Cade la linea, lì c’è poco campo, viene richiamata. ‘Mamma, ti passo il professore, io sto male, non riesco a parlare’.

‘Professore?’

‘Signora, sono qui con sua figlia, la situazione sta precipitando. Purtroppo queste punture costano diecimila euro l’una e io non posso farle se non sono sicuro che verranno pagate’.

‘Gliele paghiamo, gliele paghiamo. La prego, le faccia intanto!’

‘Non posso, devo prima avere un acconto. Vanno bene anche i gioielli, come le ha detto sua figlia. Contanti ne ha?’

‘Sì, qualcosa…’

‘Quanto?’

‘Adesso non lo so, sono di nuovo in macchina, vengo lì’.

‘Non può venire qui. Le ripasso sua figlia’.

La madre riesce a recuperare i soldi ma la figlia, per fortuna, riesce a contattare la madre e dopo aver capito della truffa riesce a fermarla prima che sia troppo tardi.

“Le dico di non rispondere – racconta la scrittrice – dopo due tentativi smettono di insistere, continuo a parlarle, intanto mi metto le scarpe, infilo una giacca al volo, prendo le chiavi e marcio verso casa sua che Tempesta in confronto era una debuttante al ballo del diciottesimo.

Guardo tutte le persone nella piazza della stazione, cerco uomini soli, magari con un borsone. Ho così tanta rabbia in corpo che per fortuna non individuo nessuno con certezza, sennò all’ospedale ci finisco sul serio.

Continuo a parlare con mia madre, che intanto mi racconta quello che le avrei detto, che la voce era proprio la mia, ne era certissima, forse mi hanno registrata, ma chi erano, chi era il professore, e ogni tanto confonde ancora realtà e finzione e mi dice che le monete non sa dove siano, è sconvolta.

Salgo in ascensore, continuo a parlarle, le dico di non spaventarsi se sente la porta aprirsi, che sono io, aspetto che mi risponda, entro. Mi vede, scoppia a piangere.

Esco sul terrazzo, osservo di nuovo la piazza della stazione e fotografo un uomo su una moto, con un borsone, che dopo aver aspettato qualche minuto, mette in moto e se ne va.

Poi chiamo il mio amico in Questura che è sempre la persona meravigliosa che è e che spiega a mia madre come funzionano queste truffe, che non deve sentirsi stupida, ci cascano a centinaia, che se a un genitore dici che il figlio sta male il cervello gli va in pappa in un battito di ciglia e da quel momento vale tutto.

Chiamano a caso, si muovono per isolati, uno al giorno, una sim usa e getta al giorno.

Se perdono il colpo, mollano e passano ad altre vittime. E la tranquillizza, è andata. Ce la siamo cavata. Gli mando le foto che ho fatto, forse serviranno, forse no. Intanto gliele mando.

Poi con mia madre ne approfittiamo per rivedere i ricordi dei suoi genitori, quella spilla, quella collana, quel ciondolo, non grandi valori economici ma inestimabili dal punto di vista affettivo.

Sto un po’ lì con lei, mi racconta tutto, la faccio sorridere dicendole che siamo state una grande squadra.

Lei è stata bravissima a mandarmi quel messaggio e io per fortuna non l’ho liquidata pensando ai suoi soliti casini con i telefoni.

Come sia stato possibile trovare libero il fisso, dato che della truffa fa parte anche tenere entrambi i telefoni occupati, non lo sappiamo. Ma a volte fare casino con i telefoni può rivelarsi una salvezza. Ridiamo. Torno a casa. E li maledico”. (Fonti: Il Giornale, Facebook).

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