
Wibe e Jessy, turiste belghe investite a Roma: una era orfana e aspettava un figlio di 16 settimane (Foto Ansa)
Aspettava un figlio Wibe Bijls, la turista belga di 25 anni travolta e uccisa da un’auto pirata a Roma insieme all’amica Jessy Dewildeman, di 24 anni. Le due ragazze si era fermate a prestare soccorso ai feriti di un tamponamento avvenuto sulla bretella dell’autostrada A24, all’altezza di Tor Cervara, quando una Smart sopraggiunta a gran velocità le ha travolte.
L’uomo che le ha investite, un quarantenne italiano che aveva abbandonato l’auto sul ciglio della strada prima di allontanarsi nel buio tra le campagne, è stato individuato dalla polizia ed è indagato: per lui si profilerebbe un’accusa di duplice omicidio stradale, forse triplice dal momento che con loro si è spezzata anche la vita del figlio di 16 settimane che Wibe portava in grembo.
Chi era Wibe Bijls, chef di talento e orfana
Wibe, lavorava in un ristorante, era una chef di talento, diplomata nella scuola di Courtrai, cittadina delle Fiandre in Belgio. Aveva perso tragicamente i genitori: la mamma sette anni fa per un tumore e il padre lo scorso anno per un incidente in scooter.
Tra i primi ad esprimere dolore sono stati proprio i colleghi del ristorante dove la giovane lavorava: “Wibe, la donna sempre sorridente, amica di tutti. Avete assaporato la passione nei nostri piatti? E’ molto probabile che questi siano stati preparati dalla superchef Wibe. Ci hai insegnato tanto”, si legge su Facebook. Altri descrivono Wibe come “una ragazza educata, una collega/amica super simpatica e una ragazza con il cuore al posto giusto che c’era per tutti, giorno e notte. Eri così giovane ma avevi già tanti progetti e sapevi cosa volevi”.
“Aspettava un figlio e con il suo compagno si erano lasciati – racconta una sua cara amica – non si era arresa”, nonostante le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare come giovane mamma single. In Italia Wibe era venuta in vacanza, perché attratta dalla nostra cucina, la sua passione.
Chi era Jessy Dewildeman, cameriera e amante dei viaggi
L’altra vittima, Jessy Dewildeman, era una cameriera e un’amante dei viaggi, a quanto emerge dai suoi profili social. Tra le sue storie pubblicate in evidenza su Instagram, intitolate Rome, ci sono le tappe del loro breve viaggio, che ha anche segnato i loro ultimi giorni di vita: la strada verso Ferentino (Frosinone) e un video ai Musei Vaticani.
Jessy e Wibe erano arrivate in Italia da una settimana ed avevano noleggiato una Fiat Panda che avrebbero dovuto riconsegnare nella giornata di domenica, prima di ripartire per il Belgio. Poi l’incidente, poche ore prima di tornare a casa.
“Il fatto che volesse aiutare persone che non conosceva in un Paese straniero dice tutto di mia sorella. Jessy avrebbe aiutato chiunque”, ha detto a Repubblica Jason, il fratello di Jessy.
Jessy e Wide, l’incidente sull’A24
Sulla strada le due giovani avevano assistito ad uno scontro tra auto, con tre feriti (due uomini, finiti in codice rosso, e una donna), per questo si sarebbero fermate per prestare i soccorsi. Scendendo dall’utilitaria, le due si sono trovate, a quanto sembra, di fronte ad una Smart che le ha travolte sbalzando una di loro nell’altra corsia: sono morte sul colpo.
Il pirata della strada è scappato, ma è stato rintracciato nelle ore successive, anche grazie alle telecamere nella zona. Non si esclude che nella vicenda siano coinvolte anche altre persone perché secondo gli investigatori non è possibile che abbia raggiunto casa sua a piedi, distante diversi km.
Le indagini proseguono anche in attesa dei risultati dell’autopsia sul corpo delle due vittime nei prossimi giorni. “Ora ci auguriamo almeno di trovare un giudice che applichi il massimo della pena previsto, ovvero 18 anni di reclusione, perché uccidere due giovani ragazze che si erano fermate a prestare soccorso e fuggire implica un’applicazione severa della legge – chiede l’Associazione Vittime Incidenti Stradali – Peraltro si tratta inevitabilmente di un caso di rilevanza internazionale, nel quale l’Italia deve mostrare sia di essere capace di applicare correttamente la normativa, sia di essere in grado di proteggere i turisti che la visitano, come nel caso delle due povere vittime belghe”.
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