Davide Paitoni, il 40enne che ha ucciso il figlio di 7 anni e ne ha nascosto il cadavere nell’armadio e che poi ha anche tentato di uccidere l’ex moglie di 36 anni, tra Morazzone e Gazzada Schianno, in provincia di Varese, era ai domiciliari per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro, a fine novembre. Eppure aveva ottenuto i domiciliari e gli era stato concesso di stare solo con suo figlio, la notte di Capodanno, proprio – dicono i carabinieri – “come previsto dal provvedimento di separazione”.
La prima ricostruzione
Paitone ha impugnato un grosso coltello e ha sferrato un fendente mortale alla gola del figlio, che è morto dissanguato in pochissimi istanti. Il 40enne a quel punto ha scritto un biglietto nel quale ha confessato il suo crimine e lo ha chiuso nel suo armadio insieme al corpicino del piccolo: “Mi dispiace, perdonami papà” ha scritto nella breve missiva, dove ha espresso “grande disprezzo” per la moglie. Poi ha inviato proprio a suo padre, da cui viveva dopo la separazione, un messaggio vocale: “Ho fatto del male a Daniele, non aprire l’armadio”.
L’uomo è poi montato in auto e ha guidato fino a Gazzada Schianno, dove la ex moglie si era trasferita. La ha avvisata, dicendole che le stava riportando il figlio, ma era solo una scusa per incontrarla. Quando la donna ha aperto la porta di casa, lui le si è scagliato contro, colpendola ripetutamente al volto e al corpo, con lo stesso coltello usato per uccidere loro figlio, ed è fuggito via. Lei, soccorsa dai genitori, è stata trasportata in ospedale a Varese, fortunatamente è fuori pericolo. Il padre e la madre della 36enne a quel punto hanno chiesto ai carabinieri di trovare il nipote, in quel momento affidato al papà.
I militari sono andati immediatamente a casa sua e, davanti a evidenti tracce di sangue, l’hanno setacciata fino a quando hanno aperto l’armadio, scoprendo il cadavere del bambino e il biglietto lasciato dal killer. E’ subito scattata la caccia all’uomo.
L’arresto
Paitoni è stato intercettato mentre vagava con la sua automobile, i carabinieri lo hanno inseguito, riuscendo a bloccarlo dopo che aveva cercato di speronarli. In macchina l’uomo aveva ancora il coltello e una dose di cocaina, di cui farebbe uso da tempo. Sottoposto a fermo per indiziato delitto, il 40enne è stato portato in carcere. Ne era uscito poco tempo fa, dopo aver ottenuto i domiciliari a seguito dell’aggressione a un collega, ad Azzate, a fine novembre. In quell’occasione, al termine di una lite, l’omicida aveva impugnato sempre un coltello, sferrando diverse fendenti alla schiena di un 52enne che lavorava con lui, facendolo finire in ospedale in gravi condizioni.
Le polemiche
Sono in molti a credere che l’uomo avrebbe dovuto rimanere in carcere o essere sottoposto a sorveglianza speciale, invece di poter liberamente stare solo con il figlio, come stabilito dal provvedimento di separazione. “Quanto sangue di innocenti deve ancora scorrere prima che ci si renda conto dell’esigenza di vietare per legge che ai pregiudicati di delitti violenti possano essere affidati minori, seppure per brevi periodi?” ha detto l’eurodeputata di Forza Italia Luisa Regimenti, che ha precisato come “anche in questo caso, la tragedia di Varese era annunciata e prevedibile”.
“Aveva tentato di uccidere un collega a novembre, ma per il giudice questo non è stato sufficiente per metterlo in carcere. E così ha ucciso il figlio di 7 anni e tentato di uccidere l’ex moglie. Chissà se domani leggeremo un’intervista di questo bravo giudice su qualche giornale…”, dice il leader della Lega Matteo Salvini. “Aveva un precedente violento, perché gli era consentito vedere il figlio senza sorveglianza?”, posta invece sulla sua pagina Facebook l’ex senatrice varesina Pd Erica D’Adda: “il diritto di vedere i figli deve tenere conto del diritto dei figli a non subire violenza. Il resto sono chiacchiere!”. Sconcertato anche il Sindaco di Morazzone, Maurizio Mazzucchelli, che ha detto di essere “incredulo che chi avrebbe dovuto proteggere e preservare suo figlio dalla violenza, gli ha tolto la vita”.