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Uccise il figlio in affidamento. Il pm chiede l'assoluzione per gli educatori

di Daniela Lauria |3 Febbraio 2012 15:35

MILANO, 3 FEB – Non era prevedibile ne' evitabile quanto accaduto nel febbraio del 2009 nel centro socio-sanitario di San Donato Milanese (Milano), quando un bimbo di 9 anni, venne ucciso con un colpo di pistola e numerose coltellate dal padre, che poi si tolse la vita.

E' quanto, in sostanza, hanno sostenuto il pm Cristiana Roveda e il procuratore aggiunto Piero Forno davanti al gup Vincenzo Tutinelli per chiedere l'assoluzione di due assistenti sociali e un educatore che erano in servizio nella struttura, accusati di concorso omissivo colposo in omicidio doloso.

La richiesta di rinvio a giudizio era stata formulata per i tre, su ordine del gip di Milano Simone Luerti.

Il gip – che aveva respinto la richiesta di archiviazione del pm e accolto l'istanza di imputazione coatta – ha spiegato che i tre operatori sociali non presero le ''opportune cautele nella gestione del rapporto padre-minore'', lasciando addirittura solo ''il minore con il padre'' durante il colloquio settimanale, il 25 febbraio 2009, ''occasione che ha permesso'' all'uomo, che si e' poi tolto la vita dopo aver ucciso Federico, ''di compiere il tragico gesto''. Quel giorno l'uomo, egiziano di 53 anni, si presento' negli uffici dei servizi sociali per il colloquio con il bambino, avuto da una donna italiana, e approfittando dell'assenza momentanea degli assistenti sociali, sparo' a bruciapelo al figlio e poi lo fini' a coltellate, per poi togliersi la vita tagliandosi le vene e colpendosi al ventre con un coltello.

Nel corso dell'udienza di oggi la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione, mentre la parte civile la condanna. Nel pomeriggio proseguiranno le difese, ma in calendario e' gia' fissata l'udienza per il prossimo 10 febbraio.

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