Ucciso il caporeparto Simonetto: azienda Mistral nega tensioni interne

PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) – Nel gruppo industriale ”Homes” al quale appartiene l’azienda Mistral di Pieve di Soligo, di cui era dipendente Emanuele Simonetto – il caporeparto di 49 anni ucciso ieri sera all’esterno della fabbrica – era in atto da alcuni mesi un processo di riorganizzazione, ma nulla che potesse dar luogo a tensioni fra i dipendenti.

Lo assicura il responsabile delle risorse umane, Umberto Vitale, rigettando le ipotesi delle ultime ore che collegano l’agguato a possibili ritorsioni da parte di personale dell’azienda. Soprattutto in relazione al fatto che solo il personale poteva sapere che l’uomo lasciava abitualmente la sua auto dietro l’azienda.

”Il gruppo, che ha circa 400 dipendenti – ha spiegato Vitale – nell’ottobre del 2010 ha avviato la cassa integrazione, prima straordinaria e poi in deroga, per una trentina di addetti, tutte persone per eta’ vicine alla pensione”. Due di esse, precisa ancora il dirigente, appartengono all’area verniciatura, di cui era responsabile Simonetto, e che impiega in tutto una trentina di lavoratori.

”Simonetto, tuttavia – sottolinea ancora Vitale – non avrebbe avuto alcun potere nell’indicare, all’epoca della riorganizzazione, quali persone escludere dal processo produttivo, questa e’ una responsabilita’ che spetta a me”. In relazione al profilo del collaboratore ucciso, il dirigente di Homes tende anche ad escludere che l’episodio sia da inquadrare in un contesto di natura patrimoniale.

”Non ci risulta che Simonetto, valido professionista e molto dedito al lavoro, potesse avere problemi legati a debiti o a gioco d’azzardo – conclude – ne’ che abbia mai chiesto anticipi sullo stipendio”.

Nella storia recente della Mistral, ricorda il segretario della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero, c’e’ un particolare risalente ad alcuni anni fa e che aveva portato l’azienda sulle pagine dei giornali.

In una bacheca interna venne affisso un volantino anonimo in cui erano descritte diverse pratiche di uccisione di cittadini stranieri a seconda della loro nazionalita’. L’episodio fu stigmatizzato dalle organizzazioni sindacali, anche per la presenza, fra i dipendenti dell’azienda, di molti lavoratori stranieri.

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