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Udienze da remoto ma con giudice in ufficio. Giusto o no? Parola alla Consulta

ROMA – Imporre ai giudici civili la presenza negli uffici giudiziari durante le udienze celebrate da remoto è “una misura irragionevole e contraddittoria”.

O almeno così sostiene il Tribunale di Mantova che ha sollevato una questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale.

A spiegarlo è Lucia Izzo di Studio Cataldi:

“Il giudice rimettente, sottolineando l’attualità e l’urgenza della questione, si sofferma anche sull’evidente disparità di trattamento non essendo prevista un’analoga ed esplicita imposizione a magistrati di altre giurisdizioni (penale, amministrativa, contabile, tributaria)”.

Nel mirino una norma che obbliga il giudice a presenziare negli uffici durante l’udienza, anche qualora dovesse avvenire da remoto.

“In tal modo – si legge sul sito –  si è obbligato il giudice civile a recarsi presso l’ufficio per potersi collegare alla propria stanza virtuale.

Il Tribunale di Mantova sottolinea, invece, come la modalità da remoto potrebbe tecnicamente essere utilizzata a prescindere dal luogo fisico dal quale si trova collegato il magistrato, purché questi abbia a sua disposizione una connessione internet, una webcam e un microfono (questi ultimi peraltro incorporati nei PC forniti dal Ministero della Giustizia ai giudici per lavorare anche da fuori ufficio).

Per il giudice rimettente, appare evidente in primis una disparità di trattamento in quanto l’obbligo di essere presenti in ufficio è attualmente sancito esclusivamente per le udienze che deve celebrare il Giudice civile non ritrovandosi analoga esplicita imposizione per qualsivoglia altro magistrato della giurisdizione (sia esso penale, amministrativo, contabile, tributario) e neppure per i giudici costituzionali”. (Fonte: Studio Cataldi).

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