UDINE – Per il fisco erano poveri, ma a loro nome erano intestate ben 760 auto, di cui 201 rivendute all’estero. Questa la storia di una coppia di coniugi del Friuli Venezia Giulia ed evasori fiscali totali scoperti dalla Guardia di Finanza di Udine. Gli agenti hanno scoperto una società che operava in un mercato parallelo di polizze assicurative automobilistiche, prive dei requisiti di legge per operare sul mercato italiano.
Le indagini, condotte dalla Finanza e coordinate dalla Procura di Udine, hanno permesso di ricostruire la vendita di 3.274 contrassegni assicurativi, riconducibili a società di assicurazione estere polacche, francesi, lussemburghesi, a favore di cittadini residenti sul territorio nazionale, sostanzialmente inefficaci ai fini della copertura assicurativa Rca. E’ stato accertato che molti certificati assicurativi venivano stampati autonomamente dagli indagati.
I due soci dell’azienda indagata, che non dichiaravano alcun reddito, nonché la società stessa, erano inoltre intestatari di ben 760 autoveicoli, 201 dei quali rivenduti all’estero, in particolare in Est Europa, senza osservare le disposizioni di legge. I due coniugi sono indagati in concorso per omessa dichiarazione dei redditi, attività di assicurazione abusivamente esercitata e truffa. Sono stati individuati redditi non dichiarati per 2,2 milioni di euro euro e l’omesso versamento per la tassa di circolazione degli autoveicoli per circa 63.000 euro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero state centinaia le autovetture ‘fantasma‘ che entravano in un limbo in cui per le autorità di controllo italiane risultavano ancora intestate, con le relative targhe, a ormai inesistenti proprietari italiani, mentre in realtà i mezzi circolavano in Paesi stranieri. Alcuni di questi mezzi, prima della vendita, erano stati anche oggetto di provvedimenti di fermo amministrativo per debiti con l’erario di precedenti proprietari.
Le indagini bancarie svolte hanno consentito inoltre di scoprire che, per impedire la ricostruzione del reale giro d’affari, i pagamenti avvenivano sistematicamente in contanti e con l’uso di carte ricaricabili. Presso l’abitazione di uno degli indagati è stata rinvenuta una somma di 64.500 euro in banconote e in una carta ricaricabile movimentazioni per 1,4 milioni di euro.
Sono state anche contestate violazioni amministrative alla normativa antiriciclaggio per l’esecuzione di pagamenti con denaro liquido sopra la soglia legale ed è stato accertato come uno degli indagati non presentava alcuna dichiarazione dei redditi, in quanto aveva dichiarato una fittizia residenza Aire in Slovenia.