Udine: il pranzo, il bancomat..nuove incongruenze nella confessione delle 15enni

UDINE –  Continuano a ripetere di aver agito per legittima difesa, hanno ucciso l’orco che all’improvviso, in un accesso di libido voleva abusare di loro. Al giudice dei minori hanno ripetuto quanto detto nella confessione spontanea resa ai Carabinieri di Pordenone. Lui, Mirco Sacher, per loro era uno di famiglia, amico stretto della nonna di una delle due. L’aveva vista crescere fin da quando era una bambina. Per lei era quasi un nonno. Ma non ha esitato a ucciderlo, fuggendo via da quell’atroce delitto a bordo di quella Fiat Punto che presumibilmente non era in grado di guidare. Mentre la madre di una delle due è certa: “Se è arrivata fino a Padova in macchina, di certo non c’era lei al volante. E’ stata aiutata da qualcuno più grande, non può essere altrimenti”.

Tante, troppe cose non tornano nel racconto delle due ragazzine che si sono autoaccusate dell’omicidio dell’anziano. Al punto che gli investigatori sono scettici persino sul movente: su quel tentativo di stupro, che non sembra credibile, non si è mai visto un violentatore contro due vittime. Le quindicenni sono ora accusate di omicidio volontario o preterintenzionale. Intanto dal loro interrogatorio continuano ad emergere contraddizioni e incongruenze. Per ammissione stessa del Procuratore dei minori di Trieste, Dario Grohmann, nelle versioni rese separatamente dalle due ragazze ci sarebbero delle ”piccole discrasie, anche fisiologiche”.

Proviamo a mettere in ordine i tasselli di un puzzle che proprio non riesce ad incastrarsi:

IL BANCOMAT –  Le due ragazzine hanno fatto un prelievo con la carta bancomat della vittima durante la fuga. Il ché fa ritenere che le adolescenti potessero conoscere il codice della carta. Il bancomat sembra fosse custodito nel portafogli, che Sacher teneva in auto, ma non è ancora chiaro se gli sia stato sottratto con la forza o gli sia stato rubato. Negli ultimi tempi sarebbero stati numerosi i prelievi effettuati.

IL PRANZO Agli inquirenti hanno detto di aver contattato loro stesse il pensionato per trascorrere insieme la domenica. L’incontro sarebbe avvenuto alle 10.30 del mattino. Poi il gelato a Remanzacco (Udine), un salto al supermercato a fare la spesa e il pranzo a casa dell’anziano. Infine gli avrebbero chiesto un passaggio verso il centro. Qui nel breve tragitto da casa al cuore della città, sempre secondo il loro racconto, sarebbe scattato qualcosa nella mente del pensionato che avrebbe deviato il percorso, recandosi nel campo di via Buttrio per tentare un approccio sessuale. Le ragazze raccontano di una discussione accesa con Sacher, il tentativo di violenza, la loro reazione e l’omicidio. Poi la fuga sotto shock, con una delle due quindicenni al volante. Un’ora e mezza di peregrinazioni per le strade della città alla ricerca dell’imbocco con l’autostrada A23 e la fuga rocambolesca, già descritta nelle dichiarazioni spontanee rese quando si sono presentate in caserma dai carabinieri di Pordenone.

LE CAUSE DELLA MORTE – Le ragazze hanno dichiarato di averlo ammazzato insieme strangolandolo; sul corpo, però, a un primo esame superficiale, non sono stati trovati segni evidenti, tranne alcune escoriazioni sul collo dell’uomo. Sarà l’autopsia ad offrire definitivi chiarimenti in merito. Non si esclude che nel corso dell’aggressione il pensionato sia stato colto da malore.

IL MOVENTE – Sarebbe un tentativo di violenza sessuale sulle due adolescenti, dicono, il motivo che avrebbe innescato la loro reazione. E sul corpo di una di loro ci sarebbero effettivamente segni di possibile violenza. Sembra si tratti di graffi su un seno la cui presenza potrebbe confermare il racconto della colluttazione con l’anziano. Anche sul cadavere della vittima sarebbe stato rilevato un graffio, ma questo potrebbe essere stato causato dai rovi. Ma perché, si chiede il procuratore dei minori Grohmann , ”un uomo che conduce una vita normale, che è un conoscente della famiglia di una delle ragazze, all’improvviso le aggredisce?”. Del resto non era la prima volta che le accompagnava. E perché la reazione delle due ragazzine ”non è stata quella di fuggire?”. Inoltre, mentre le due arrestate parlano di una accesa discussione con l’uomo, dei testimoni riferiscono di averle viste parlare tranquillamente con lui all’esterno dell’auto.  Infine,  perché, se aveva intenzione di abusare di loro, non ne ha approfittato a casa e le ha portate, due contro uno, in un campo dove rischiava di essere visto?

IL LUOGO – Quello dove è avvenuto l’omicidio ”è un posto dove non si sarebbe appartata neppure una coppietta regolare”, dice il questore di Udine Antonio Tozzi. ”Domenica era una bella giornata e a quell’ora c’era tanta gente nella zona”. Possibile che l’anziano abbia scelto proprio quel luogo per tentare il suo approccio?

CHI LE HA AIUTATE? – E’ possibile che le due adolescenti abbiano fatto tutto da sole? Il procuratore Groham dice: ”Non abbiamo riscontro della presenza di una persona maggiorenne nella vicenda. Non possiamo né affermarlo né negarlo, non ci risulta”. Si cerca, però, la persona che ha dato un passaggio alle due dalla stazione di servizio in provincia di Padova a Vicenza.

CHI HA GUIDATO L’AUTO? Gli investigatori vogliono capire se e’ vero che una delle due minorenni abbia guidato l’auto della vittima per ore fino a Limenella. E non escludono di organizzare una ‘prova di guida’ e una ricognizione dei luoghi insieme alle indagate. Tra gli accertamenti in corso c’è anche la posizione delle telecamere in autostrada e lungo il tragitto.

I BUCHI NERI – Trascorre un’ora e mezza dal momento in cui le adolescenti lasciano il campo di via Buttrio e la registrazione del passaggio dell’auto al casello sud di Udine della A23. Che cosa è successo in questo tempo? Le due dicono di aver vagato alla ricerca di una strada che le portasse all’imbocco dell’autostrada. E’ cosi?

CELLULARI – Con chi hanno parlato le ragazze dopo la morte di Sacher? Sono in corso accertamenti sui cellulari delle due arrestate e della vittima. Sul telefono di quest’ultimo sarebbe stata inserita la scheda di una delle due arrestate, il cui cellulare era scarico. Verranno anche verificati i tabulati per capire se vi siano state chiamate anche verso i due ragazzi di Pordenone.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie