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1156 uffici postali a rischio chiusura: 174 in Toscana, 134 in Emilia, Calabria…

di luiss_vcontursi |11 Luglio 2012 9:16

Una pagina del lungo elenco degli uffici postali in chiusura. Per l’elenco completo clicca qui

ROMA – I pensionati di Onna, di Mirandola o di altri paesi terremotati rischiano di doversi fare chilometri con l’auto o con la corriera per andare all’ufficio postale; stessa sorte toccherà probabilmente a quelli di Cirella (Cosenza) dove gli anziani ancora portano le uova ai funzionari di sportello e tra poco dovranno farsi una quindicina di chilometri per arrivare all’ufficio di Platì, l’unico che rimarrà aperto nella zona. Stessa sorte insomma toccherà a 1156 uffici postali da chiudere, perché Poste Italiane li ritiene improduttivi: 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia, 100 in Calabria, 96 in Campania. A questi si vanno ad aggiungere 638 sportelli da razionalizzare. Ovvero? Come dice l’ad di Poste Massimo Sarmi verranno “convertiti”: nella migliore delle ipotesi diventeranno sportelli multiservizi (saranno un po’ anagrafe, un po’ ufficio postale, un po’ ufficio del comune, ecc), nella peggiore verranno aperti solo alcuni giorni a settimana.

Niente di definitivo al momento: Poste Italiane ha inviato il suo piano di riorganizzazione all’Agcom, allegando la lista delle strutture “anti-economiche” e l’azienda assicura che rimarrà tutto solo sulla carta. Ma l’ansia tra i cittadini serpeggia.

Saranno in molti, soprattutto nei paesini, a doversi fare chilometri anche in montagna per raggiungere un ufficio postale. Ufficio in cui ancora moltissimi anziani ritirano la pensione in contanti. E come si farà quando, ad esempio, verrà l’inverno, nevicherà e le strade tra un paese e l’altro saranno impraticabili? Se lo domandano ad esempio i 4 mila abitanti della Valle di Ledro, in Trentino. Se il piano sarà attuato, verranno chiusi gli sportelli di Pieve di Ledro e Bezzecca, lasciando solo quello di Mulina. Ma per arrivarci ci si deve letteralmente arrampicare per delle strade che d’inverno sono talvolta impraticabili e dove passa una corriera solo due volte al giorno. E in più l’ufficio di Mulina sarà aperto solo alcuni giorni alla settimana.

Stesso discorso vale ad esempio per la Valle del Setta che perderà ben due uffici postali. O sempre nel bolognese, tra Castel D’Aiano e Savigno, dove ne saranno soppressi almeno cinque, lasciando scoperta l’area.

Poi c’è il capitolo zone terremotate, che non vengono risparmiate dai tagli: secondo il piano di Poste verrà chiuso l’ufficio di Onna, il paese più devastato dal sisma in Abruzzo, e quelli di San Gregorio, sempre in Abruzzo e poi Mirandola, Concordia, San Felice sul Panaro, comuni terremotati in Emilia.

Qualche rassicurazione arriva dall’ad Massimo Sarmi: “Non li vogliamo chiudere – dice – Quel report è una lista che siamo obbligati a inviare ogni anno all’autorità di riferimento, cioè all’Agcom. Però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità, quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi”.

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