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Un morto tra i circa 300 immigrati sul barcone, procura di Modica apre inchiesta

di Emiliano Condò |27 Ottobre 2009 8:49

La Procura della Repubblica di Modica (Ragusa), ha aperto un’inchiesta sulla vicenda del barcone di migranti soccorso ieri dalle unità italiane dopo essere rimasto per diversi giorni in balia del mare in tempesta.

Sull’imbarcazione, partita dalle coste libiche, viaggiavano complessivamente 298 extracomunitari, tra i quali 46 donne e 29 bambini; uno di loro, un giovane somalo dall’apparente età di 25 anni, è morto durante la traversata.

La magistratura ha disposto l’autopsia per stabilire le cause del decesso. I profughi, in gran parte somali ed eritrei e dunque nelle condizioni di potere fare richiesta d’asilo, sono stati trasferiti nella serata del 26 ottobre nel centro di prima accoglienza di Pozzallo (Ragusa), subito dopo essere sbarcati dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza.

Una trentina di loro sono stati ricoverati in ospedale a causa delle loro precarie condizioni di salute. La magistratura dovrà fare chiarezza anche sul comportamento tenuto dalle autorità maltesi, che non sono intervenute per prestare soccorso al barcone, sostenendo che non vi erano problemi di sicurezza, visto che l’imbarcazione era scortata dalla petroliera livornese Antignano sotto il coordinamento del Comando generale delle capitanerie di porto di Roma.

Due degli scafisti che hanno organizzato il viaggio del barcone sono stati arrestati in Libia da uomini delle polizie italiana e libica. Il prefetto Rodolfo Ronconi, responsabile della Direzione centrale immigrazione e polizia della frontiera del Viminale, ha riferito che «sono state raccolte informazioni relative a questo viaggio. Grazie a queste informazioni, è stato possibile per la polizia italiana (che si trova in Libia con personale della Direzione centrale immigrazione e della Direzione centrale anticrimine) e per quella libica cominciare a dare un duro colpo all’organizzazione criminale che sfrutta i viaggi di questi disperati lucrando sugli stessi per centinaia di migliaia di euro».

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