Ustica, pilota Alitalia: “Navi da guerra armate la notte della strage”

ROMA – “Navi da guerra armate vicino a Palermo la notte della strage di Ustica“. Un pilota Alitalia racconta cosa vide dal suo aereo la sera del 27 giugno 1980, quando l’aereo DC-9 di Itavia cadde e morirono 81 persone, tra cui 11 bambini. La strage di Ustica non ha ancora un responsabile ma ora la Procura di Roma ha ascoltato la testimonianza del pilota, scrive Repubblica. La testimonianza che avvalora la tesi che l’aereo fu colpito e abbattuto da un missile già avanzata dalla sentenza della Terza sezione civile della Cassazione. 

Repubblica riporta le parole del pilota di Alitalia ai pm di Roma:

“Sorvolai i cieli di Ustica al comando di un volo di linea Alitalia, il giorno prima e, ancora, qualche minuto prima che accadesse la tragedia. Dopo alcuni minuti dal decollo dall’aeroporto di Palermo, sotto di me notai una flottiglia di navi: una che3 sembrava una portaerei e almeno tre-quattro imbarcazioni. Ho commentato con l’altro comandante questa presenza e quando seppi della tragedia pensai subito a quell’addestramento navale”.

La tesi che a colpire l’aereo sia stato un missile, che aveva però un altro obiettivo, secondo Repubblica sembra la più probabile ed è avvalorata dalla testimonianza del pilota:

“Da 8000 metri di quota non seppi distinguere la nazionalità della portaerei e delle altre quattro barche, ma di sicuro non si trattava di pescherecci. Un aereo che esplode a 10mila metri è quasi certamente provocato da un fatto esterno. Mi sorprese che, a strage avvenuta, tutti smentissero la presenza di navi nella zona mentre io le avevo viste”.

Il pilota spiega poi che, secondo le sue conoscenze, il presunto missile che abbatté l’aereo avrebbe potuto avere tra gli obiettivi un Mig libico, ma solo se l’aereo fosse partito dal territorio italiano. Il pilota però risponde con un “no comment” all’ipotesi di una base libica in Sardegna:

“Quell’aereo potrebbe non essere decoolato dalla Libia perché il Mig ha un’autonomia di volo di 2.500 km solo se è in trasferimento (ovvero se vola in alta quota e si muove su lunghi percorsi). Ma la durata del carburante si riduce a metà, a circa 1100 km, se si fanno voli a bassa quota. E, suppongo, non essendo intercettato da nessun radar italiano, il Mig non poyeva che volare basso. Quindi, presumibilmente, potrebbe essere partito da territorio italiano”.

La testimonianza però arriva dopo oltre 30 anni di silenzio e Repubblica ne chiede il motivo:

“Ci sono stati tanti depistaggi, strani decessi e troppe omissioni e silenzi. Fino a oggi chi ha detto la verità o l’ha cercata, è morto. Ho provato nell’81 a dire quello che avevo visto alla trasmissione “Telefono giallo”, ma non mi hanno mai mandato in onda. Allora ho pensato che la mia verità non interessasse ed ero sicuro di portarmela nella tomba. Invece no. Quando mi hanno chiamato dalla procura di Roma ho deciso che era arrivato il momento”.

 

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