Vaccino anti Covid, somministrate oltre due milioni di terze dosi

Le somministrazioni delle terze dosi dei vaccini anti Covid ai soggetti più a rischio procedono in maniera spedita. Il ministro della Salute Roberto Speranza, ha fatto sapere che sono state somministrate più di due milioni di terze dosi.

Anche in questo caso, sono state somministrate prima agli anziani e ai soggetti fragili della comunità. La scelta è dettata sia dalle loro condizioni di salute, sia dal fatto che sono stati i primi a vaccinarsi e quindi la loro protezione immunitaria è inevitabilmente calata con il passare dei mesi.

Roberto Speranza sulle terze dosi del vaccino anti Covid: “E’ giusto accelerare sulla somministrazione dei richiami”

“In una fase di recrudescenza del virus come quella a cui stiamo assistendo a livello europeo in questo momento, è giusto accelerare sulla somministrazione dei richiami. Ieri sono state superati i 2 milioni di terze dosi somministrate”.

Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo al XIX convegno di diritto sanitario in corso di svolgimento a Milano. 

Ilaria Capua: “Bisogna puntare tutto sulle terze dosi”

La prossima ondata “sarà quella dei non vaccinati che finiranno in ospedale e che purtroppo potranno far ammalare, anche se meno gravemente, pure chi si è immunizzato”.

È quanto afferma la virologa Ilaria Capua, direttrice del centro One Health dell’Università della Florida. Intervistata da La Stampa, la scienziata sostiene che “il nodo cruciale sarà tenere alta l’immunizzazione, quindi puntando tutto sulle terze dosi”.

“Gli italiani – sottolinea – dovrebbero ritenersi fortunati a poter contare sulla terza dose”. È “un bene” che la campagna vaccinale per under 12 verrà fatta anche in Italia, come si avvia a fare l’America. Questo perché, spiega la virologa, “ad oggi sappiamo pochissimo sugli effetti a lungo termine”.

È “molto meno probabile”, prosegue, che un bambino vaccinato sviluppi il cosiddetto Long Covid. Per quanto dovremo avere a che fare con il Covid? “Senz’altro ancora per molti anni”, risponde Capua, per cui “bisognerà gestire quella che si avvia ad essere una malattia endemica”.  

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