Vaccino cinese provato dal piacentino Maurizio Confalonieri: "Non ho effetti collaterali" Vaccino cinese provato dal piacentino Maurizio Confalonieri: "Non ho effetti collaterali"

Vaccino cinese provato dal piacentino Maurizio Confalonieri: “Non ho effetti collaterali”

Il vaccino cinese provato e testato da Maurizio Confalonieri, un italiano che vive ad Abu Dhabi: “Sto benissimo e non ho effetti collaterali”.

Il piacentino Maurizio Confalonieri, che da anni vive e lavora in Medio Oriente, sta testando sul proprio corpo l’efficacia del vaccino cinese anti-Covid.

Ingegnere di 73 anni è attualmente è impegnato ad Abu Dhabi nella realizzazione della più grande centrale nucleare al mondo. Vista la delicatezza del suo ruolo dalle autorità locali è stato messo a disposizione un vaccino sperimentale di origine cinese, da somministrare su base volontaria.

“Seguo il programma per gli over 60 – spiega Confalonieri al quotidiano Libertà – e ho già effettuato la prima iniezione, che non ha dato problemi né a me, né agli altri che conosco. Ormai è passata una settimana, sta andando tutto bene: non ho sintomi, né effetti collaterali di alcun tipo”.

Ora però lo attende una seconda iniezione, poi un prelievo alla quinta settimana e infine il controllo finale alla settima settimana. “Se avrò sviluppato anticorpi, valuteranno la mia situazione clinica, nel caso non lo avessi fatto, significherà che ho ricevuto il placebo e mi aspettano altre tre settimane di trattamento con il vaccino vero e proprio”, conclude.

L’italiano che ha provato il vaccino russo

Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italia-Russia, il 6 novembre si è invece sottoposto al vaccino Sputnik V, il primo messo in produzione a livello mondiale: “Mi avevano preannunciato lievi effetti collaterali come febbre e mal di testa. Invece sto benissimo. Che aspetta il governo ad acquistarlo?”.

Intervistato da Sputnik Italia, Vincenzo Trani spiega che “sicuramente la creazione di un vaccino sicuro e disponibile per tutti è fondamentale per far uscire da questa situazione di instabilità per la salute pubblica, le imprese e le economie dei nostri paesi”.

In questo momento – prosegue – ritengo che le conoscenze su questa malattia debbano essere discusse globalmente accantonando l’idea del profitto di una o più case farmaceutiche. Più che una corsa vorrei che ci fosse una sorta di “staffetta” senza casacche o bandiere politiche”.

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