Valanga Campo Felice, sciatori traditi dal vento. Amico: “Dovevo essere con loro, vivo per caso”

Valanga Campo Felice, sciatori traditi dal vento. Amico: "Dovevo essere con loro, vivo per caso
Valanga Campo Felice, sciatori traditi dal vento. Amico: “Dovevo essere con loro, vivo per caso

L’AQUILA – Non si dà pace Massimo D’Azzena, il medico di Roma che per poco ha scampato la valanga di Campo Felice. L’uomo continua a ripetere di essere vivo per pure caso, mentre i suoi amici e compagni Massimo Urbani e Massimo Franzé sotto alla slavina hanno trovato la morte, mentre Amerigo Guerrazzi è ricoverato in gravi condizioni. Tutti e tre erano esperti sciatori e amici fin dai tempi dell’Università, vicini di casa a Roma tra il quartiere Nomentano e Montesacro. Avevano scelto un fuori pista, ritenendo che non ci fossero pericoli, ma forse proprio l’eccessiva sicurezza di una montagna che conoscevano bene li ha traditi.

Guerrazzi rimane ricoverato nell’ospedale de L’Aquila dove è arrivato in codice rosso per politraumi. Con loro però doveva esserci anche un quarto amico, D’Azzena, che ha raccontato il momento in cui ha scoperto che gli altri erano stati travolti dalla valanga sulle montagne di Campo Felice, sul Gran Sasso:

“È un puro caso che io sia vivo. Una combinazione del destino. Dovevo essere con loro ma stamattina quando sono arrivato l’impianto era ancora chiuso e non ho agganciato i miei amici. Quando è accaduto sono stato contattato da un nostro amico comune che mi chiedeva se stessi bene: ed è allora che mi ha detto della slavina. Ho capito subito che si trattava di loro. Siamo andati al punto critico e abbiamo visto l’elicottero del soccorso e i cani. C’erano anche altri amici”.

La scena è stata impressionante, continua:  “Si è staccato un pezzo di montagna grosso, un dente di neve che si è accumulato col vento della notte”. Una dura lezione di fronte alla quale D’Azzena ora invita alla massima prudenza: “Le disgrazie accadono sempre ai più bravi”.

I tre sciatori avrebbero scelto il fuoripista tenendo conto della neve che era caduta nella notte, dopo la bufera. Quello a cui però non avevano pensato era l’effetto del vento, che da sud ha fatto accumulare circa 4 metri di neve, piena d’aria e pesante, che non si è amalgamata con lo strato sottostante, ghiacciato e compatto, uno dei fattori che aumenta il rischio di scivolamento e quindi di slavine e valanghe. Mentre in altre zone in quota c’erano aree totalmente prive di neve, con l’erba ben visibile.

Il 4 febbraio, hanno spiegato alcuni maestri di sci presenti in zona, erano queste le condizioni della montagna, condizioni che richiedevano particolare attenzione. Le stesse condizioni, però, che hanno richiamato nel comprensorio migliaia di persone, visto che le previsioni avevano annunciato bel tempo.

Un afflusso di turisti e sciatori che ha provocato rallentamenti al traffico, regolato dalle forze dell’ordine che hanno proceduto anche ai controlli sulla regolare dotazione di gomme termiche delle auto in transito. Nella vicina Ovindoli (L’Aquila) i Carabinieri sono intervenuti, inoltre, due volte per fermare sciatori che praticavano fuoripista.

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