Valentino, 6 donne contagiate con Hiv: “Roulette russa”

Valentino, 6 donne contagiate con Hiv: "Roulette russa"
(Foto d’archivio)

ROMA – “Non ho mai forzato nessuna delle mie partner a non usare il preservativo. Giocavo alla roulette russa”: prova a giustificarsi così Valentino T., l’uomo romano di trent’anni ora in carcere al Regina Coeli con l’accusa di aver infettato con l’Hiv almeno sei donne conosciute in chat. Lui parla di una “leggerezza” e chiede i domiciliari, il suo avvocato di “superficialità”, ma per quelle sei donne, o forse molte di più, con quei rapporti contagiosi è iniziato un incubo.

Per questo il pubblico ministero ha formulato l’accusa di “lesioni personali gravissime e insanabili” con l’aggravante dei “futili motivi”, dal momento che, pur sapendo di essere sieropositivo, chiedeva alle sue partner di avere rapporti sessuali senza preservativo per provare più piacere.

Chi l’ha visto, il programma su Rai Tre condotto da Federica Sciarelli, ha lanciato un appello a chi può essere venuto in contatto con Valentino T. Al momento di lui non ci sono foto, né si conosce il cognome. Si sa, spiega Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera, che è orfano da quando aveva sette anni, cresciuto con uno zio quasi coetaneo, diplomato in ragioneria in un istituto di periferia a Roma, fa il contabile per una piccola azienda. E per nove anni ha giocato con la vita delle persone: dal 2006 al 2014, ha avuto rapporti sessuali non protetti pur sapendo di essere sieropositivo.

Il suo è un ceppo del virus Hiv che gli impone massicce terapie retrovirali, con gli effetti collaterali che comportano. Ma, dice lui, “qualcosa con cui si può convivere. É come avere a che fare con la roulette russa, dice ad Ilaria Sacchettoni del Corriere della Sera. Ho vissuto con la maggior parte di queste donne, eravamo innamorati, facevamo colazione in cucina al mattino: perché avrei dovuto fargli del male?”.

La tesi della difesa è che, dal momento che la patologia era in fase regressiva, il contagio “era improbabile”. Tanto che l’attuale compagna di Valentino, una coetanea con un lavoro e amici dello stesso giro delle vittime, è risultata negativa. Per il suo avvocato “è la dimostrazione che il mio cliente non è un mostro. Certo, è un ragazzo che non ha avuto un’educazione sentimentale o affettiva, ma altro non c’è”. Valentino liquida la cosa così: “Ho commesso una leggerezza. Credevo non sarebbe successo”. Ma non è andata così. Nel carcere lo sanno. E il suo compagno di cella gli ha detto: “Se mi infetti ti spezzo”.

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