ROMA – Valentino Talluto, untore Hiv, altre accuse: 43 contagiati. Una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, per lesioni gravissime, è stata notificata a Valentino Talluto, l’uomo di 32 anni sieropositivo già detenuto per aver contagiato 6 donne durante rapporti sessuali non protetti, benché fosse conscio del suo stato.
Il giudice per le indagini preliminari Francesco Patrone contesta all’uomo 43 episodi tra contagi diretti (circa 30), e indiretti (un bimbo e 3 partner di donne in precedenza contagiate). I restanti casi riguardano donne scampate all’infezione. L’uomo è indagato per epidemia dolosa.
Tra gli episodi contestati a Valentino Talluto, a partire dall’aprile del 2006 e fino al 23 novembre scorso (giorno precedente il suo primo arresto), anche il caso di un bambino, figlio di una straniera da lui contagiata anni prima, al quale è stato diagnosticato il virus Hiv all’età di otto mesi, unitamente all’encefalopatia, causalmente riconducibile, è detto in uno dei capi di imputazione, allo stato di sieropositività contratto dalla madre durante il parto. Altro caso emblematico è quello di una donna in stato di gravidanza che ha avuto la fortuna di scampare al contagio dopo aver avuto rapporti sessuali con Talluto.
Per la stampa italiana, Talluto è già diventato “l’untore di Roma”. Definizione certamente prematura visto che, al momento, non c’è stata alcuna condanna. In un interrogatorio di qualche settimana fa Talluto risponde ai pm che gli domandano perché l’abbia fatto: “Vigliaccheria”. E rivela: “Ho avuto rapporti non protetti anche con cinque donne diverse ogni mese. Molte non le ricordo nemmeno”.
Ammette di averle contagiate, ma nega si sia trattato di violenza. Tra le donne contagiate c’è anche una ragazza minorenne: aveva 14 anni quando ebbe un rapporto sessuale non protetto con Talluto. Lui nascose tutto anche a lei. E adesso anche lei è sieropositiva, anche se l’ha scoperto molti anni dopo, quindi ha potuto contagiare a sua volta, inconsapevolmente, i propri partner. Valentino Talluto, di Acilia, nipote di “un imprenditore che non gli ha mai fatto mancare nulla”, scrive Ilaria Sacchettino sul Corriere della Sera, con la madre tossicodipendente morta di Aids quando lui aveva quattro anni, si trova in carcere con l’accusa di lesioni colpose aggravate. I giudici gli hanno negato gli arresti domiciliari perché temono che continuerebbe a contagiare anche da lì. Lui ammette di aver avuto moltissimi rapporti scoperti, ma quando i pubblici ministeri gli domandano i nomi di quelle donne, per poterle avvertire, lui risponde: “Non faccio una lista come la spesa…”. Tra quelle donne ci sono ragazze di vent’anni e donne di quaranta, studentesse e madri di famiglia, anche donne incinte e ragazze madri. Ammette i rapporti scoperti ma nega qualunque violenza: “Se mi dice che sono stato una brutta persona a non usare precauzioni, le do ragione ma io violenza alle donne assolutamente no”. Avvicinava le donne sulle chat come Badoo, Chatta e Netlog, con il nome di “Harty Style”, ma non solo. Tra le sue vittime c’è anche una donna rimasta incinta, ma che ha abortito. Lui non ne sapeva nulla.