PERUGIA – “Quando Alessandro Polizzi è stato ucciso io ero fermo e dolorante in un letto dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, e di lì non mi sono mosso”. Valerio Manenti, indagato insieme al padre in relazione all’omicidio del compagno della sua ex, Julia Tosti, si difende in un’intervista a Repubblica. “Sono innocente, ho letto e sentito un sacco di stupidaggini e accuse infamanti nei confronti miei e della mia famiglia. La gente non sa quello che dice, mi sembra tutto assurdo. Io sono un ragazzo di 25 anni, tranquillo, lavoro, ho una fidanzata, vivo la mia vita e non sono un violento. Voglio soltanto uscire da questa brutta storia… Ma quale killer? Sono la vittima, non sono il carnefice! Io e mio padre siamo innocenti. L’assassino va cercato altrove. Ora ho anche paura a uscire di casa”.
“Ho saputo della morte di Polizzi mentre ero in un letto dell’ospedale di Perugia (è uscito ieri, ndr) dove proprio lui mi ha mandato, aggredendomi venerdì scorso davanti a una discoteca insieme ad altre due persone. Si sono pure vantati su Facebook. Adesso ho la faccia sfondata, due costole spezzate, lo zigomo rotto, un trauma cranico e un orecchio lesionato. Ho subito un’operazione durata tre ore. Era la terza volta che venivo pestato da lui, in due mesi. E siccome la prognosi in due casi superava i venticinque giorni, è scattata in automatico la denuncia. Ma ci tengo a dire che mi dispiace tanto per quello che gli è successo, una vera tragedia. Spero che prendano il colpevole al più presto”.
Dice di non sapere il motivo per cui è stato aggredito tre volte da Polizzi: “Non so quali scherzi può fare la mente delle persone”. Manenti risponde alle accuse di chi dice che picchiava Julia: “Ma quando mai? Se Julia sostiene che la picchiavo, vediamo se ci sono i referti medici. Gli unici esistenti sono i miei, causate dalle aggressioni di Polizzi”.
LA DIFESA DI RICCARDO MANENTI, PADRE DI VALERIO – Si difende anche il padre di Valerio, Riccardo Manenti: “Ho sentito dire molte cose brutte sulla nostra famiglia in queste ore, ci vengono addebitate dai giornali cose strane, debiti personali… tutte falsità. Capisco il dolore dei genitori di Alessandro e anche di Julia, li capisco perché sono anch’io padre. E’ assurdo anche solo pensarla una cosa del genere. Io sono un tipo pacifico, ho 63 anni, lavoro come vetrinista e ogni tanto vado a dare una mano a Valerio nel suo studio di tatutaggi. Lui non è un violento, per fare il lavoro che fa ci vuole la testa sulle spalle. Siamo persone perbene e mi sento tranquillo, sono a disposizione della polizia per tutti gli accertamenti che vorrà fare. Non abbiamo il porto d’armi e nemmeno abbiamo armi in casa. Adesso lasciateci in pace”.
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