Valerio Verbano, ucciso per scoprire la spia dei fascisti

Valerio Verbano

ROMA – Valerio Verbano aveva un diario speciale: in 379 pagine aveva segnato nomi, caratteristiche, frequentazioni, spostamenti e abitudini di decine e decine di esponenti della destra romana. Valerio Verbano è il ragazzo di 18 anni ucciso in casa sua a Roma, in un agguato compiuto da 3 uomini armati l’11 febbraio 1980. Oggi che questo dossier è stato recuperato la domanda è: chi è che forniva a Verbano questa mole di informazioni? C’era una spia nei circoli di destra che parlava al nemico? Se davvero questo è successo, il ragazzo potrebbe essere stato ucciso per avere queste informazioni.

Il dossier del giovane militante di sinistra era sparito dopo il delitto. Sequestrato dalla polizia subito dopo l’arresto di Verbano avvenuto nel 1979, sparì dopo la morte del ragazzo, quando lo cercarono negli archivi del palazzo di giustizia. La polizia ne fotocopiò solo una parte, che poi consegnò alla famiglia, ma era incompleta.

Ora però spunta un’altra copia, stavolta integrale. Dagli archivi dei carabinieri dove è stata trovata ha ingrossato la lista dei documenti in mano alla procura di Roma per il processo, recentemente riaperto, sulla morte di Verbano. Pagine e pagine scritte a mano, schedati centinaia di militanti “neri”, tra cui Francesco Storace, in ordine alfabetico.

Non solo nomi e spostamenti, Verbano descrive anche il giro di soldi in mano ai movimenti di destra. “Una delle coperture finanziarie (riciclaggio di soldi provenienti da rapine) è offerta dal negozio di giocattoli e merceria (e indica nome e indirizzo della proprietaria, ndr). Il negozio è sempre guardato a vista da due fascisti che stazionano al bar poco più avanti sulla stessa via”.

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