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Valter Foffo: “O colpa della droga o ho generato un mostro”

di Emiliano Condò |8 Marzo 2016 11:16

Valter Foffo: “O è colpa della droga o ho generato un mostro”

ROMA – Valter Foffo: “O colpa della droga o ho generato un mostro”. “Voglio credere che sia colpa della droga altrimenti ho generato un mostro”. Non usa mezzi termini Valter Foffo, padre di Manuel, il ragazzo che insieme a Marc Prato ha attirato in trappola, torturato e poi ucciso Luca Varani nel quartiere Collatino a Roma.

Valter Foffo è l’uomo che ha raccolto per primo l’agghiacciante confessione del figlio. L’uomo che ha chiamato i carabinieri e ha assistito dal vivo alla scena dell’arresto del figlio. Racconta in modo lucido e toccante quelle poche parole che gli hanno fatto crollare il mondo addosso. Surreale la situazione, orribile la rivelazione. Valter e Manuel, infatti, erano ai funerali di uno zio. E Valter Foffo ricorda bene quelle poche parole che non potrà mai più dimenticare.

A Erica Della Casa del Corriere della Sera  e a Bruno Vespa per Porta a Porta spiega che quel giorno Manuel era “strano e imbambolato, sembrava ubriaco”. La verità era molto peggiore:

Manuel appunto, il figlio «intelligente e studioso» quel giorno insolitamente «strano, imbambolato, non riusciva a parlare e io, da astemio, ho pensato fosse ubriaco…». «Hai bevuto?». «No papà, ho preso della cocaina». «Cocaina? Ma ti rendi conto di quanto sei sceso in basso?». «No papà, sono sceso molto più in basso». Altri quattro secondi per finire la frase, «abbiamo ammazzato una persona».

A Della Casa il padre di Foffo spiega che ancora non riesce a credere a quanto accaduto. Non giustifica assolutamente il figlio e dice che dovrà pagare perché “le colpe come i debiti si pagano”.  E descrive quei momenti in cui Manuel gli pareva ancora sotto l’effetto della droga:

«Conferma ciò che penso fin dal primo momento, cioè che mio figlio fosse totalmente incapace di intendere e di volere: quando lui è stato ascoltato la prima volta dalle autorità sicuramente non aveva ancora smaltito tutta la droga, abbiamo letto che ha anche parlato di mostri. Le colpe, i debiti e i peccati si pagano, e lui pagherà, ma da padre voglio anche pensare che ci sia una motivazione a tutto questo, perché qua non parliamo di una scazzottata o di raptus ma di una cosa prolungata, una barbarie, se i conti coincideranno hanno anche dormito col morto in casa».

Quindi la «motivazione» sarebbe la droga?
«Mio figlio studiava e aiutava noi al lavoro, scavando nel suo passato al massimo troverete la patente ritirata, se ci fossero stati precedenti legati all’alcol o alla droga l’avrei saputo e fatto curare, quindi io dico: che roba era quella che hanno preso? Cosa c’era dentro visto che tutti e due i ragazzi sono usciti fuori di testa? A meno di non pensare che tutti i cocainomani sono assassini, qualcuno mi dovrà rispondere, per questo abbiamo chiesto le analisi tossicologiche».

Qualche risposta potrebbe già arrivare dall’autopsia di Luca Varani, la vera vittima di questa storia.
«Tre famiglie distrutte. Non conoscevo né Luca né la sua famiglia, vorrei abbracciarli questi due genitori tanto buoni da aver adottato un bambino, ma non ho il coraggio, forse loro penserebbero che sono io l’uomo che ha generato un mostro».

 

Una foto tratta dal profilo Facebook di Luca Varani, lo studente universitario ucciso in un appartamento nel quartiere Collatino, alla periferia di Roma, 6 Marzo 2016.
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