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Padova, valvole aortiche killer: vedova Benvegnù deve risarcire 100mila euro

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Margherita Sambin, vedova di Antonio Benvegnù

PADOVA – Oltre 100mila euro. A tanto ammonta la cartella esattoriale recapitata a Margherita Sambin, con la quale l’ ospedale di Padova intende rientrare del risarcimento dovutole per la morte del marito, Antonio Benvegnù, cui nel 2002 venne impiantata una valvola aortica difettosa. Allora emerse che dietro quelle protesi non c’era solo un malfunzionamento ma anche un giro di tangenti. E l’azienda produttrice, la Tri Technologies, sparì in Brasile subito dopo le prime condanne.

“Me l’aspettavo, visto com’è finito il processo penale – dice disperata la signora Sambin -. Ma non pensavo che l’Azienda ospedaliera si sarebbe rivolta all’Agenzia delle Entrate, rifiutando qualunque dialogo. In base alla cartella esattoriale devo pagare 100.319,35 euro entro 60 giorni. Ma io vivo di una pensione di reversibilità di mille e 10 euro al mese. Non trovo giusto essere stata messa in croce a 69 anni. È assurdo. Disumano”, racconta a Il Mattino di Padova.

I soldi del risarcimento sono stati spesi per pagare il mutuo, l’università della figlia e, la gran parte, sono finiti nelle spese legali. Il risarcimento consegnato alla vedova inizialmente era un anticipo delle corpose provvisionali disposte quando arrivarono le condanne in primo e secondo grado. Ma in Cassazione la sentenza fu ribaltata e ora, oltre al danno la beffa: l’Azienda ospedaliera rivuole i soldi indietro.

Denunciando l’ingiustizia subita, Margherita Sambin si è rivolta al governatore del Veneto, Luca Zaia, e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Come è possibile perdere tutto senza colpa? Ma forse ho una colpa: volevo sapere la verità. Volevo sapere perché è morto mio marito”.

 

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