Non c’è pace per i familiari delle vittime delle valvole cardiache Tri Tech. La Corte d’appello di Venezia ha assolto con formula piena l’ex primario di cardiochirurgia di Padova Dino Casarotto, condannato in primo grado a 5 anni e 9 mesi. Il dirigente dell’Asl patavina Adriano Cestrone non ha aspettato un giorno di più per chiedere la restituzione del risarcimento di un milione e 300 mila euro versato dopo la prima sentenza: «Il danno che è stato ricevuto dalle famiglie è responsabilità dell’azienda brasiliana Tri Technologies, non dell’ospedale. Si tratta di soldi pubblici, siamo obbligati a chiederne la restituzione». Cestrone ha espresso poi tutta la sua soddisfazione per la sentenza, che «dimostra l’estraneità dell’azienda ospedaliera e del professor Casarotto».
Oltre alla beffa, in questo caso, è arrivato anche il danno: la decisione della Corte di Appello, non ha solamente scagionato l’ex chirurgo, non contempla nemmeno alcuna provvisionale sul risarcimento, al contrario dei quattro milioni e mezzo di euro stabiliti in primo grado dai giudici di Padova.
«Le famiglie delle vittime hanno diritto ad essere risarcite» ammette Cestrone «ma l’ente che deve farsi carico del rimborso è il Tüv tedesco, l’organismo che ha certificato un meccanismo che si è rivelato difettoso. Era impossibile accorgersi che quelle valvole fossero difettose prima dell’impianto sui pazienti, furono scelte perché sulla carta rappresentavano un passo in avanti per l’assistenza cardiochirurgica. Avevano il placet del Tüv tedesco del ministero della Salute. Sono loro i responsabili oggettivi di questa drammatica vicenda».
*Scuola di giornalismo Luiss