Veneto, notte di Covid tra il 20 e 21 ottobre: +1400 contagi. Ieri sera dicevano: "Non chiudiamo" Veneto, notte di Covid tra il 20 e 21 ottobre: +1400 contagi. Ieri sera dicevano: "Non chiudiamo"

Veneto, notte di Covid: +1400 contagi. Ieri sera dicevano: “Non chiudiamo”

Notte di Covid in Veneto: più di 1400 contagi in un giorno. E pensare che fino al giorno prima dicevano: “Non chiudiamo”…

In Veneto boom di casi Covid, +1.422 in un giorno, nella notte tra il 20 e il 21 ottobre. Un dato doppio rispetto ai peggiori dati della prima ondata. E pensare che fino al 20 il Veneto non sembrava regione a rischio, e infatti il lockdown (o coprifuoco, come va di moda oggi) sembrava ipotesi remota. “Non chiudiamo, non siamo mica la Lombardia“, il ritornello che si sentiva nelle conferenze stampa e per le strade.

Veneto, boom di contagi Covid: i numeri 

Gli infetti totali passano dai 36.843 di ieri a 38.265 di oggi. Ci sono anche 14 vittime, che portano il numero complessivo dei morti a 2.282. Lo riferisce il bollettino della Regione.

L’impennata si riscontra soprattutto nella provincia di Venezia, +504, mentre in termini assoluti resta Verona quella con il maggior numero di infetti dall’inizio dell’epidemia, 8.168. I casi attualmente positivi salgono a 11.433. I soggetti in isolamento fiduciario sono 13.619 (+434). Scendono i numeri dei ricoverati con Covide nei normali reparti ospedalieri, 524 (-13), crescono invece i pazienti nelle terapie intensive, 66 (+5).

Il paradosso della curva che scendeva fino al giorno prima

La curva dei contagi sembrava rallentare in Veneto, dove il 20 ottobre si erano registrati 490 casi positivi in più. Anche se la vera emergenza si era spostata sul sistema ospedaliero, perchè ricoveri e terapie intensive continuano a crescere.

Anche secondo il governatore Luca Zaia è questa la sfida: evitare che i nuovi malati Covid salgano oltre la soglia di sostenibilità del sistema, per non bloccare tutte le altre cure. “Le cure le sappiamo fare, il 95% dei contagiati è asintomatico – ha detto oggi Zaia, presentando il nuovo piano regionale di sanità pubblica – ma non possiamo cantar vittoria; se la roulette russa ci risparmia; dobbiamo capire che l’emergenza è l’impossibilità di curare i cittadini. Il problema è riempire gli ospedali, e la paralisi non la voglio”.

Il nuovo piano per la lotta al Covid

E proprio parlando del nuovo piano di sanità per la lotta al Covid – che non prevede la costruzione di nuovi ospedali,ma di arrivare a 1.000 posti di terapia intensiva in quelli esistenti – l’assessore alla sanità, Manuela Lanzanin, ha sottolineato che si tratta “di un piano ospedaliero. Altre iniziative dettate da altri numeri, su cui c’è un dialogo a livello nazionale, sono un’altra partita”. Ed ha assicurato che “oggi in Veneto all’orizzonte non c’è nessun pensiero di lockdown o di coprifuoco”. “Questo – ha aggiunto – è un piano di sicurezza passiva di fronte al numero di malati che cresce, mentre le decisioni su lockdown sono di sicurezza attiva”.

La fosca previsione di Crisanti

Intanto dal professor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia dell’Università di Padova, arriva una fosca previsione: “Convivere col virus – spiega – significa portarlo al livelli trasmissione bassa in modo da mantenere una qualità di vita decente e portare avanti l’economia. Si fa solo interrompendo le catene di trasmissioni, ma con 10-12.000 casi al giorno nessun sistema è in grado di farlo”. (Fonte Ansa)

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