Venezia: in manette una banda di 13 rapinatori. Furti in gioiellerie e banche del Nord

VENEZIA – Era un branco con ruoli ben precisi la banda di 13 elementi, tutti italiani, arrestati dalla squadra mobile di Venezia con l'accusa di associazione a delinquere risoltasi in 17 rapine aggravate in gioiellerie e banche nel Nord Italia, piu' una mezza dozzina di furti per un totale di circa un milione di euro in poco piu' di un anno.

Il comando nelle mani dei maschi adulti, gli assalti condotti dai giovani e, in retrovia, tre donne come portaordini e prestanome: si tratta, spiegano gli investigatori, di eredi deviati dei giostrai venuti dall'est balcanico diverse generazioni fa, che hanno abbandonato gli spettacoli viaggianti e i Luna Park per specializzarsi nel crimine. Capo della banda, secondo l'accusa, il più anziano, Diego Dell'Innocenti, 61 anni, nativo di Cavarzere e residente a Piove di Sacco, tra Venezia e Padova.

Luogotenente Stefano Cervellin, 36 anni, che l'11 agosto dello scorso anno pesto' selvaggiamente il titolare della gioielleria Pendini di Jesolo: da quella rapina sono cominciate le indagini della mobile diretta da Marco Odorisio. Con Cervellin c'era anche il figlio di Dell'Innocenti, Charly, 31 anni, sempre completamente vestito anche d'estate per nascondere i suoi vistosi tatuaggi. I due si erano impossessati di Rolex e gioielli per circa mezzo milione di euro, lasciando un gioielliere in gravi condizioni e fuggendo su due moto di grossa cilindrata.

Vista l'efferatezza e il loro obiettivo, le indagini si sono presto indirizzate verso i cosiddetti 'giostrai veneti' noti per la violenza degli assalti. Due giovani giostrai, con moto potenti, erano in contatto con una famiglia 'storica' di rapinatori residenti nel veneziano. Ventidue in tutto i colpi: dai 450mila euro di Jesolo al nulla di due 'flop' in banche del trevigiano e del padovano, passando anche per i 100 euro razziati ad un'anziana di Valeggio sul Mincio (Verona).

Importante il ruolo delle donne: avevano il compito di portar ordini consentendo agli uomini di comunicare,usare telefoni che potevano essere controllati, e provvedevano a versare su conti correnti bancari e postali parte del bottino degli assalti. I riscontri trovati dalla mobile veneziana hanno portato la Procura della Repubblica a chiedere e ottenere dal gip del tribunale di Venezia l'emissione di 13 provvedimenti restrittivi con l'accusa oltre che di associazione per delinquere, di rapina aggravata, furto, ricettazione, porto d'arma abusivo d'arma.

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