Venezia, laureati custodi e bigliettai. Nei musei il lavoro è precario

di Giulia Cerasi*
Pubblicato il 26 Ottobre 2010 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

Museo Correr a Venezia

Che una laurea, al giorno d’oggi, non sia sinonimo o garanzia di un lavoro qualificato si sa. E molti dei nostri studenti, magari usciti dalle più prestigiose università e con il massimo dei voti, per sopravvivere devono così ripiegare su lavoretti minori, in attesa di un’occasione fortunata o di una raccomandazione migliore. E’ quello che succede a molti ragazzi, laureati in Lettere, Beni Culturali, Storia o Storia dell’Arte, che aspirano a lavorare nei tanti musei del nostro paese. Curatori, allestitori, esperti di didattica museale. A dire il vero, spesso molti di loro nei musei ci lavorano già: ma per il momento sono maschere, bigliettai e custodi. Con contratto a tempo determinato e uno stipendio che non supera i 900 euro lordi al mese.

Giovani e precarietà del mondo del lavoro, è un binomio ricorrente in questi anni Dieci. E neanche il mondo della cultura sfugge a questa regola. Un esempio sono i lavoratori dei Musei civici veneziani che, dopo la laurea, si riducono a fare i bigliettai o i guardasala pur di lavorare nel proprio ambito. Archeologi, letterati, storici, che aspettando un concorso pubblico e sperando nell’agognata “scalata”, entrano nei musei e vendono biglietti o fanno la guardia alle opere d’arte.

“Ho superato i 30 anni, sono laureata in Lettere da sette e da cinque vendo biglietti per tre mesi all’anno con contratto stagionale – racconta Marina a La Nuova Venezia – In estate, la domanda di lavoro cresce perché il personale assunto va in ferie ma, dall’autunno in poi, non chiamano più fino all’estate successiva”. In questi anni Marina, tra un contratto e l’altro, è anche riuscita a svolgere qualche attività di didattica museale, ma sempre per periodi limitati e con contratti a progetto. “Ormai ci ho fatto l’abitudine – spiega Marina – Io vorrei lavorare per la didattica a tempo pieno, ma farlo in modo continuativo è praticamente impossibile. E quindi ripiego sulla biglietteria, senza alcuna garanzia”.

“In tutto, ci sono fra i 200 e i 230 lavoratori a regime, compresi gli stagionali – illustra Enrico Pellegrini, del direttivo Filcams Cgil – Le cooperative incassano il 55% della vendita dei biglietti, ma c’è un’enorme sproporzione fra il loro introito complessivo e l’applicazione del contratto Multiservizi ai lavoratori: i dipendenti sono sottopagati”.

I servizi di guardiania, biglietteria, audioguide, sorveglianza, tutela del patrimonio e visite guidate interne ai Musei civici sono gestiti dalle cooperative Pierreci, Codess Coopcultura e SocioCulturale, che assumono personale in appalto.
“Se le assunzioni venissero effettuate direttamente da Musei civici senza passare per gli appalti, le condizioni di lavoro dei dipendenti sarebbero migliori – incalza Pellegrini – E darebbero più dignità a persone che hanno studiato e, loro malgrado, si trovano comunque a svolgere mansioni sottodimensionate rispetto alle loro qualifiche”.

*Scuola di Giornalismo Luiss

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