Veronica Balsamo, Emanuele Casula “andava arrestato prima”. E cambia carcere

Veronica Balsamo, Emanuele Casula "andava arrestato prima". E cambia carcere
Vreonica Balsamo, la ragazza trovata morta in un dirupo vicino Sondrio (foto Ansa)

SONDRIO – Emanuele Casula andava arrestato prima. Lo hanno detto i giudici del Riesame di Milano, accogliendo il ricorso della Procura di Sondrio sul caso di Veronica Balsamo, morta in un dirupo vicino Sondrio.

Secondo i giudici Emanuele Casula, il 18enne apprendista saldatore da alcuni giorni in carcere con le accuse di omicidio volontario della fidanzata Veronica Balsamo, occultamento di cadavere e tentato omicidio del chierichetto 32enne Gianmario Lucchini, andava già arrestato nelle scorse settimane per i furti dei medicinali della farmacia e dell’utilitaria del ferramenta del paese.

Il gip Pietro Della Pona aveva respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal pm Giacomo Puricelli, ma oggi è giunta la sentenza del Tribunale del Riesame che ha dato ragione al magistrato che con la collega Elvira Antonelli indaga sulla tragica fine della ragazza 23enne, cameriera di Grosio (Sondrio), trovata senza vita ai piedi di un dirupo in Valtellina il 24 agosto scorso.

Nel frattempo Casula si trova in un altro carcere. Su decisione del Dipartimento penitenziario, che dipende direttamente dal ministero dell’Interno, l’indagato ha lasciato il carcere sondriese di via Caimi per essere trasferito in quello di Monza. Era troppo rischioso tenerlo in quello del capoluogo della Valtellina. Il carcere (in categoria serie D2) non è adatto ad ospitare detenuti accusati di reati tanto gravi, per di più commessi nella stessa provincia in cui ha sede il penitenziario.

I genitori di Casula credono al figlio

I genitori di Emanuele Casula credono all'”innocenza del figlio”. “Sono convinti – spiega l’avvocato Francesco Romualdi, difensore del giovane ora in carcere a Monza – che non sia lui il responsabile e lo sostengono. Ovviamente sono preoccupati e sicuramente il mio assistito patisce la condizione di detenzione”.

“La linea difensiva – aggiunge il legale di Sondrio – è fondata sulla possibilità che ci siano altre persone coinvolte. E’ impossibile, in così pochi minuti, fare quello che la Procura sostiene che il mio assistito abbia compiuto quella notte”.

Al momento è ancora prematuro parlare di un processo, ma già da ora la difesa di Casula fa intuire che sceglierà la strada del dibattimento, quindi della Corte d’Assise, e non il ricorso a un rito alternativo in cerca di sconti di pena, come l’abbreviato che, in ogni caso, in caso di condanna non escluderebbe affatto per l’imputato la condanna all’ergastolo.

L’avvocato Romualdi, in sostanza, sembra più propenso a giocarsi tutte le carte in un dibattimento con giudici togati e popolari, portando la tesi difensiva, investigazioni private e perizie nel tentativo di scagionare il 18enne.

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