RAGUSA – Veronica Panarello, al momento, è l’unica sospettata per l’omicidio di suo figlio Andrea Loris Stival. E’ accusata ed è in cella perché per il Tribunale del Riesame il quadro degli indizi a suo carico è sufficiente. Ma lo stesso quadro degli indizi, e ne è consapevole anche la Procura, non sarà sufficiente in Tribunale, nel momento in cui si celebrerà il vero processo.
Troppe le domande ancora senza risposta, troppe le zone d’ombra. La questione chiave è essenzialmente una: se Veronica abbia agito da sola o abbia avuto un complice. E ora anche la Procura, sembra valutare con estrema attenzione questa ipotesi. Perché c’è il problema del corpo del piccolo Loris: chi l’ha portato al vecchio mulino dove è stato ritrovato dal cacciatore Orazio Fidone?
Come scrive Valentina Raffa sul Giornale, gli investigatori sono convinti che un complice ci sia, e indagano su tre persone. Non filtrano i nomi e l’unica informazione certa, per ora, è che siano tre persone che vivono nel paese di Veronica e Loris.
Gli investigatori indagano infatti su tre persone sospettate di avere aiutato la mamma, Veronica Panarello, finora unica accusata di avere ucciso il figlio maggiore ed essersi disfatta del corpo. I tre sospettati ufficialmente non ancora indagati) abitano nello stesso paese. Sui nomi vige il massimo riserbo. L’ipotesi più plausibile è che l’eventuale complice sia subentrato in un secondo momento per sbarazzarsi del corpo, anche se non è ancora accantonata l’ipotesi che potesse essere presente al momento del delitto.
Un punto chiave per ricostruire quanto accaduto potrebbe venire dal telefono di Veronica Panarello e in particolare da Whatsapp. Si tratta di capire chi abbia contattato in quei 36 minuti in cui secondo l’accusa è rimasta sola in casa col figlio dopo aver finto di accompagnarlo a scuola.
A rivelare l’identità del complice potrebbero essere i dati di WhattsApp e Facebook scambiati da Veronica in quei 36 minuti in cui, per l’accusa, è rimasta sola in casa con Loris. Con chi ha parlato e di cosa? La risposta non dovrebbe tardare. Veronica potrebbe avere incontrato il complice per dargli il corpo di Loris prima di dirigersi a Donnafugata dove doveva seguire un corso di cucina.
Gli investigatori, per ora, non trascurano neppure la pista Orazio Fidone. E’ l’uomo che ha trovato il corpo, ha un alibi di ferro per l’ora del delitto ma allo stesso tempo il fatto che sia andato proprio in quel campo è e resta oggetto di attenzione. Poi ci sono le parole di Antonella Stival, che continua a chiedere esami del dna a raffica. Scrive Raffa:
Una richiesta che non regge, visto che non è stato trovato alcun Dna da confrontare. La Procura intende comunque chiarire gli eventuali sospetti della donna.
La difesa, invece, punta sull’ora del delitto. Che sarebbe avvenuto prima di quanto detto dalla Procura:
«Andremo a processo» dice il difensore, Francesco Villardita, che contesta l’ora della morte, avvenuta per il medico legale tra le 9 e le 10. Un orario che il perito della difesa invece posticipa scagionando Veronica. A supporto della sua tesi c’è la mancata misurazione della temperatura rettale sul cadavere, che comunque non poteva essere presa visto il sospetto di un abuso sessuale. Violenza, questa mai avvenuta: si trattava di un depistaggio. Chi ha gettato Loris nel canale gli ha tolto gli slip e gli ha fatti sparire con lo zaino.