Via Poma, Busco non andrà in carcere nonostante la condanna

Pubblicato il 26 Gennaio 2011 - 21:23| Aggiornato il 17 Luglio 2014 OLTRE 6 MESI FA
Simonetta Cesaroni

ROMA- Nonostante la condanna a ventiquattro anni di reclusione, Raniero Busco, ritenuto dalla III Corte d’assise di Roma responsabile dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, non andrà in carcere. La motivazione è semplice: allo stato la sentenza di oggi non è definitiva, ovvero è stato solo celebrato il primo grado di giudizio; una sentenza diviene ‘definitiva’, infatti, solo dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione.

Un condannato finisce in carcere dopo il primo grado solo se ci sono i presupposti per la custodia cautelare, che sono tre: pericolo di fuga, possibile inquinamento delle prove e possibile reiterazione del reato commesso. In questo caso, e’ lo stesso giudice che ne dispone in sentenza la carcerazione.

Nella vicenda di Raniero Busco, il passare del tempo (sono trascorsi venti anni dall’omicidio) fa venire meno i presupposti per la detenzione, solitamente esistenti solo nel caso dell’ immediatezza del fatto criminoso. Quindi, fino a quando la Cassazione non sancisca come definitiva una sentenza, nel nostro ordinamento vige la presunzione di innocenza dell’ imputato. Per assurdo, l’unica possibilita’ per Busco di finire dietro le sbarre e’ la non proposizione dell’appello (peraltro gia’ annunciato dal suo difensore). In questo caso, decorsi i 45 giorni dal deposito delle motivazioni di primo grado, la sentenza diverrebbe definitiva e il pm come ‘giudice dell’esecuzione’ ne potrebbe disporre la carcerazione.