Via Poma, Cavaliere: “Busco non era nella lista dei primi sospettati”

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

Raniero Busco non era nella lista dei primi sospettati dell’omicidio dell’ex fidanzata Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 negli uffici dell’Associazione degli Ostelli della gioventù in via Poma a Roma. Lo ha sostenuto il prefetto Nicola Cavaliere, all’ epoca capo della Squadra mobile di Roma e oggi ai vertici dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), sentito come testimone della difesa nel processo in cui Busco è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Cavaliere nella notte tra il 7 e l’8 agosto andò sul luogo del delitto e coordinò fin da subito le indagini.

”In quell’appartamento notai subito una situazione molto strana – ha detto Cavaliere -. C’era una ragazza colpita con numerose ferite da taglio, che certamente aveva perso molto sangue, ma tutt’intorno era abbastanza pulito, insolitamente era tutto in ordine negli uffici e nella stanza dove fu trovato il cadavere”. L’indagine fu indirizzata fin da subito a capire chi fosse quella ragazza e chi potesse dare notizie utili.

”La prima domanda – ha detto Cavaliere – fu quella di verificare se quel giorno qualcuno avesse visto transitare in quel condominio persone diverse da quelle usuali. La coppia di portieri ci escluse la presenza di estranei; tranne quando qualche giorno dopo il portiere disse al pm di aver visto un geometra che lavorava al primo piano uscire con un fagotto sottobraccio. Ma quel geometra verificammo che era in Turchia. La sensazione fu che i portieri si fossero accordati”. Poi l’esito degli iniziali accertamenti”.

”Busco non era la persona su cui quella notte puntammo la nostra attenzione, su cui sospettammo. Lui doveva farci capire qualcosa sulla vita di quella ragazza. Addirittura facemmo una perquisizione nella sua abitazione e quando chiesi il perchè fu fatto senza avvertire prima il pm, mi dissero che era stato lo stesso Busco ad acconsentire”.