ROMA – Il procuratore generale della Cassazione Francesco Salzano ha chiesto il rinvio, per nuovo processo, dell’assoluzione di Raniero Busco, l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni uccisa a via Poma il 7 agosto 1990. Come in molti processi simili, è ancora una volta una perizia a finire al centro di un verdetto della Cassazione. Il pg chiede l’annullamento con rinvio del verdetto di assoluzione emesso dalla Corte d’Assise di Appello di Roma il 27 aprile 2012. In primo grado, Busco era stato condannato a 24 anni di reclusione il 26 gennaio 2011 dalla Corte di Assise di Roma. Secondo il procuratore non sono condivisibili gli esiti della maxiperizia del professor Corrado Cipolla D’Abruzzo che aveva escluso la presenza di un morso attribuibile a Busco sul seno della vittima.
Busco attende la sentenza dell’ultimo grado di giudizio, dopo una condanna e un’assoluzione, un iter già visto nel processo su Meredith Kercher, solo per ricordare un caso recente. In entrambi i casi giudiziari sono gli esiti delle perizie a essere dirimenti. Per Busco la procura generale della Cassazione chiede un nuovo processo d’appello proprio perchè non ritiene attendibile la prima perizia, quella che escluse la correlazione tra le tracce di saliva di Busco trovate sul seno della Cesaroni e l’omicidio.
“Nonostante lo sforzo motivazionale contenuto nella sentenza di assoluzione, non posso non sottolineare una certa disomogeneità nel percorso decisionale: c’è stata una svalutazione, una sottovalutazione e una parcellizzazione degli indizi a carico dell’imputato”, ha detto il pg della Cassazione. A suo avviso “si svaluta il movente dello stato di tensione del rapporto” con la vittima. Ad avviso di Salzano è necessaria una “rinnovazione dibattimentale” che faccia luce e “ci rassereni rispetto a tutti gli aspetti di criticità” del verdetto assolutorio.
A suo avviso, la maxi-perizia sul presunto morso al seno della vittima Simonetta Cesaroni “non ha risposto al quesito fondamentale dell’attribuibilità della traccia della dentatura a Busco”. Salzano ha aggiunto che in proposito la motivazione della sentenza di appello, che ha escluso la presenza del morso, “non è convincente e viola i principi del contraddittorio e quelli della prova scientifica”.
Il rappresentante della procura della Suprema Corte, inoltre, ritiene che erroneamente i giudici dell’appello hanno ritenuto che “Simonetta non si sia cambiata gli indumenti intimi il giorno del delitto, così come attestato dalle serene dichiarazioni di sua madre, e che le tracce di Dna di Brusco trovate sul reggiseno e sul corpetto possano risalire ai giorni precedenti il delitto”. In conclusione, il pg ritiene sia necessario un nuovo collegio di esperti, che rivaluti nuovamente le foto dell’escoriazione sul seno della Cesaroni e la loro compatibilità con il calco dentale di Busco.