Vicenza: bambino rasato “come” gli ebrei perché non si impegna a nuoto

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VICENZA – Gli hanno rasato i capelli a zero ”come agli ebrei” e poi gli hanno disegnato una croce  in cima alla testa. Tutto perché  non si era “impegnato a sufficienza” in una gara internazionale di nuoto. Solo che la presunta lezione sarebbe stata inflitta a un bambino di 11 anni da due suoi istruttori e da un altro atleta.  A denunciare l’episodio, avvenuto nel maggio scorso, i genitori del bambino, che hanno presentato ad agosto un esposto contro i tre, indagati dalla Procura per abuso di mezzi di correzione.

Al rientro da una serie di gare di nuoto tenutesi a Locarno, in Svizzera, il ragazzino si è presentato ai genitori con la testa completamente rasata, ad eccezione di una porzione di capelli a croce. L’undicenne ha spiegato di essere stato punito in questo modo dal capo degli allenatori di 52 anni e dalla sua vice di 28, i quali avrebbero lasciato l’esecuzione materiale della ‘lezione’ ad una atleta piu’ anziana della comitiva.

Davanti agli altri baby atleti il taglio dei capelli sarebbe stato minacciato, ma non attuato, anche nei confronti di un secondo ragazzino, i cui familiari hanno presentato a loro volta un esposto denuncia. Gli istruttori si sono difesi sostenendo che è abitudine rasare i capelli in occasione delle gare e che la croce rappresentava solo il simbolo della Svizzera. Hanno negato, invece, il riferimento antisemita. La Procura ha delegato la squadra mobile di Vicenza a svolgere indagini approfondite sulla vicenda. Dalle maglie del riserbo degli investigatori si apprende che il caso viene trattato con la massima delicatezza, tenuto conto della giovane eta’ del protagonista. La società di nuoto vicentina di cui facevano parte i due istruttori ha deciso di sospenderli cautelativamente, in attesa che la magistratura faccia piena luce sull’accaduto.

”Lo abbiamo stabilito immediatamente dopo aver raccolto la denuncia dei genitori del bambino – spiega il responsabile – per difendere i bambini e dare modo agli istruttori di spiegare le loro ragioni nelle sedi opportune”. L’uomo conferma di aver visto lui stesso il bambino due giorni dopo il rientro dalla Svizzera e di aver notato ”che la testa era completamente rasata”. ”Se fosse vera – commenta – è una cosa che si allontana totalmente dai valori sportivi che professiamo”. A stigmatizzare l’episodio è anche il sindaco della cittadina teatro della vicenda. ”La società di nuoto – rileva – ha fatto bene ad allontanare i tre perché la punizione scelta è assolutamente poco felice”.

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