ROMA – Per alcuni sindacati i numeri non tornano sul caso dell’epidemia di Capodanno dei vigili urbani di Roma. La Uil, in particolare, contesta le dichiarazioni del comandante Raffaele Clemente che ha parlato di 44 “anomalie” riscontrate finora nelle assenze, tra mancanza di certificati e permessi. “A distanza di 24 ore dal polverone mediatico – spiega Croce – la stessa amministrazione diffonde dati che corrispondono al 5% dei numeri messi in circolo nella giornata di ieri. Passare da più di 800 vigili a 44 ‘ipotetici lavativi’ è un capitombolo. Chiaramente dal sospetto alla verifica del comportamento anticontrattuale ce ne passa moltissimo. Ma questo sfasamento di dati dimostra l’improvvisazione procedurale della nostra amministrazione”.
E secondo i dati elaborati dal sindacato il 50% dei vigili assenti era in ferie obbligatorie, da smaltire quindi entro la fine dell’anno 2014. “Il governo Renzi strumentalizza i vigili per colpire tutto il pubblico impiego – dicono dal sindacato di base – ed applicare il Jobs Act. Lo sfascio messo in atto la notte di Capodanno deriva da una grande disorganizzazione”. Non succederà nulla” chiosa il segretario dell’associazione dei consumatori Primo Mastrantoni che poi spiega: “Parte dei vigili ha donato il sangue e, per legge, ha diritto ad un giorno di riposo; altra parte ha addotto motivi di salute sui quali è difficile intervenire perché nessun medico potrà negare una prescrizione di fronte alla dichiarazione di malattia (mal di testa, crampi allo stomaco, ecc.). Dunque cosa rimane da valutare? Pochi casi, si parla di una quarantina di assenze ‘sospette’ sugli 835 vigili ‘assenti’. Che fare allora?”.
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