Viminale. Il corvo volò il 26 luglio: 100 giorni per non accertare nulla

Il capo della Polizia Manganelli si difende dalle accuse del Corvo

ROMA – Sul presunto scandalo al Viminale (le accuse del famoso Corvo), a parte l’autodifesa del capo della Polizia Manganelli (sua e della squadra), spicca un dettaglio temporale sulla inchiesta interna. Il corvo volò il 26 luglio, Manganelli ripete che avviò l’auditing interno tre mesi e mezzo fa, subito dopo l’arrivo del messaggio anonimo, quindi. Riportano i maggiori quotidiani Corriere e Repubblica del 7 novembre), però, la circostanza per cui soltanto ieri, 6 novembre, “le diverse relazioni richieste nei mesi scorsi agli uffici interessati dalla vicenda” sono state inviate alla direzione ispettiva guidata dal prefetto Vulpiani. Non basta: l’atto, in sé, non costituisce “l’avvio di una formale procedura di inchiesta”. Le fonti citate dai quotidiani sono qualificate e interne allo stesso Dipartimento del capo della Polizia.

Quindi, se le fonti sono attendibili, sono passati un centinaio di giorni senza che nessuno abbia mosso un dito o accertato, con la giusta dose di rigore e trasparenza, i gravi addebiti ricevuti. La difesa di Manganelli è stata totale, con tanto di accenno a qualche complotto (“su 20 aziende in gara solo una ha vinto, le altre 19…”) e piccolo sfogo “Con i conti non ci so fare ma non sono un imbroglione”). La vicenda, stando almeno alle valutazioni degli osservatori, va inquadrata anche nell’ottica della lotta per la successione. Manganelli ha avvertito che il Dipartimento o ne esce tutto pulito o cade tutto insieme.

In questo senso va letta anche la difesa a spada tratta del suo vice Nicola Izzo, il più colpito dalle accuse del Corvo e che aveva già rassegnato le sue dimissioni al ministro Cancellieri. Dimissioni prontamente respinte ma che non fugano tutti i dubbi intorno alla gestione di commesse e appalti. L’elenco dei conti che non tornano è lungo. Tante le situazioni contabili finite sotto i riflettori o oggetto di inchiesta. L’appalto per adeguare l’Italia alla normativa Ue sulla sicurezza che prevede il numero unico, il 112. La convenzione tentata dal Viminale con Telecom: 521 milioni per 7 anni stoppata dal Tar dopo il ricorso di Fastweb. Il braccialetto elettronico appaltato senza gara  sempre in convenzione con Telecom. La costruzione del Ceu (Centro elettronico nazionale) della Polizia di Napoli finito sotto indagine. La costruzione, sempre a Napoli, della cittadella della Polizia e il sistema di videosorveglianza. Appalti, convenzioni, incarichi, affari.

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