Viterbo: si chiude il “processo Bollywood”, tutti assolti

VITERBO – Si è concluso con sei assoluzioni il processo, celebrato in Corte d’assise, che ha visto sul banco degli imputati due fratelli romeni e quattro indiani, a processo per sequestro di persona a scopo di estorsione. Per il presidente della Corte, il giudice Gaetano Mautone, i primi due “non hanno commesso il fatto”, mentre per gli indiani “il fatto non sussiste”.

Quello ormai divenuto noto come “processo Bollywood”, ha inizio nell’estate 2010, quando i sei presunti aguzzini erano finiti in manette con l’accusa di aver sequestrato quattro pakistani che, in precedenza, avevano venduto per la cifra di 45mila euro permessi di soggiorno falsi agli indiani.

Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto Renzo Petroselli, il rapimento, avvenuto nel maggio dello scorso anno in una casale di Villa San Giovanni in Tuscia, a Viterbo, avrebbe quindi convinto i pakistani a restituire agli indiani il denaro.

Ma per gli avvocati della difesa, Antonio Buttazzo, Massimiliano Cataldo e Carlo Mezzetti, i fatti non erano andati affatto in questo modo. Visto che “i pakistani – hanno affermato i legali in aula – erano arrivati al casale spontaneamente”. L’unica donna imputata, inoltre, aveva una relazione con uno degli indiani che, guarda caso, proprio i giorni del presunto sequestro, non si era fatto vivo, tanto che lei ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri di Civitavecchia.

“Nemmeno la Banda Bassotti – ha commentato ironicamente l’avvocato Buttazzo – avrebbe commesso un’imprudenza simile”. Adesso, quindi, i due romeni e i quattro indiani tornano in libertà. Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro novanta giorni.

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