Viterbo. “Il funerale della Cultura”: chiuso anche l’ultimo cinema

VITERBO -Il “cinema Trieste” ha chiuso. Ora la città di Viterbo non ha più cinema, né teatri. Nessuno spazio per la cultura nella città, che è capoluogo dei provincia nel Lazio e che conta 69 mila abitanti. Ai cittadini orfani di uno spazio in cui esprimersi altro non resta che celebrare “Il funerale della Cultura”, che si svolgerà sabato 21 aprile alle 18. I gridi di dolore lanciati su Facebook e Twitter dal comitato spontaneo “Cinema Trieste Aperto – Spazi alla cultura” sono rimasti inascoltati. Ed allora nasce l’idea del funerale. Un corteo silenzioso, di quel silenzio assordante che risuona nelle menti e fa male.

Al funerale, prenderanno parte , registi, attori, professori universitari, studenti e semplici cittadini. Un corteo laico e simbolico, che attraverserà la città con fiaccole, dedicando soste e racconti mirati davanti a quei cinema e teatri che ora sono chiusi.

La cultura nella città dei papi non è più di casa. Il cinema Trieste, uno spazio di proprietà della Curia, sarà utilizzato forse per dire messa. Quello che prima era un centro vitale e propulsivo nella diffusione della cultura tra giovani e non, mancherà ai cittadini di Viterbo.

Ora non esistono più spazi che siano aperti tutto l’anno a disposizione delle associazione e delle realtà che della formazione dei ragazzi hanno fatto negli anni il loro punto di forza. Già i preziosi siti archeologici del Teatro Romano di Ferento e del Castel d’Asso erano stati abbandonati a sé stessi, mentre il Museo Civico sarà smembrato, l’ennesimo simbolo della cultura che nella città viene meno.

Il corteo di sabato 21 aprile, sfilerà tra piazze e strade del centro storico e terminerà in un’assemblea pubblica per proporre nuove idee. Interverranno alla marcia silenziosa, il baritono Alfonso Antoniozzi, Elda Martinelli per “Il Teatro di Carta”, Marco Trulli presidente dell’Arci di Viterbo e tutte le associazioni culturali che negli anni hanno collaborato alla riuscita degli spettacoli. Hanno dato la loro adesione, lavoro permettendo, anche il regista Giovanni Veronesi e Daniele Vicari.

 

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