CATANIA – Giovanni Guarascio è morto il 21 maggio dopo una settimana di agonia. Guarascio, muratore di Vittoria di 54 anni, si è dato fuoco il 14 maggio per impedire lo sfratto dalla sua casa di Vittoria, in provincia di Ragusa. Il muratore era ricoverato da martedì scorso all’ospedale ”Cannizzaro” di Catania per le gravissime ustioni di primo e secondo grado su tutto il corpo. Nel suo gesto disperato Guarascio aveva dato fuoco anche alla moglie Giorgia Famà e all’agente di polizia Antonio Terranova, che rimangono ricoverati.
La casa di Guarascio era stata messa all’asta per un vecchio debito con una banca ragusana. Il muratore disoccupato allora ha deciso di darsi fuoco per evitare lo sfratto e le sue condizioni erano apparse subito gravi ai sanitari dell’Ospedale di Vittoria, dove era stato ricoverato. Per questo era stato deciso il trasferimento nella divisione grandi ustionati dell‘Ospedale ‘Cannizzaro’ di Catania dove i medici non avevano sciolto la prognosi. E dove alle 6,30 del mattino del 21 maggio Guarascio è morto per un arresto cardiaco.
Nei giorni scorsi la Procura di Ragusa ha aperto un’ inchiesta, con indagati, sul procedimento che ha portato al pignoramento e alla vendita della casa. Il reato ipotizzato, dal procuratore capo Carmelo Petralia e dal sostituto Federica Messina, è di turbativa d’asta. Sono due i tronconi dell’ inchiesta: uno riguarda l’aggiudicazione della casa all’asta, e l’altro la storia e l’evoluzione del rapporto debitorio bancario e dell’esecuzione immobiliare. In merito a quest’ultimo fascicolo la guardia di finanza del comando provinciale di Siracusa ha acquisito, atti su disposizione della magistratura.