Viviana Parisi, “ti prego, non devi morire”. Il racconto dei vicini sulle urla della donna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2020 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
Viviana Parisi, "ti prego, non devi morire". Il racconto dei vicini sulle urla della donna

Viviana Parisi, “ti prego, non devi morire”. Il racconto dei vicini sulle urla della donna (Foto Ansa)

“Ti prego, non devi morire”. I vicini di casa di Viviana Parisi raccontano un retroscena: “Aveva chiamato l’ambulanza perché credeva che Gioele stesse morendo”.

Una misteriosa richiesta di aiuto che Viviana Parisi avrebbe lanciato dall’interno del suo appartamento in un giorno di giugno secondo i vicini: “Aiuto, aiuto! Gioele sta male!”.

Sarebbero state queste le parole che Viviana avrebbe pronunciato, in preda alla disperazione, attraverso le finestre di casa. A riferire l’episodio a Laura Anello per il quotidiano La Stampa, sono alcuni vicini della 43enne che, allarmati dalle grida, avevano pensato che Gioele avesse avuto un malore.

“Ti prego, non devi morire”, avrebbe urlato poi a squarciagola. Poco dopo l’ambulanza era arrivata per soccorrere lei, in preda al panico. 

La famiglia di Viviana: “Ricerche superficiali”

“Vogliamo sapere la verità”. E’ la richiesta ribadita con forza e determinazione dai familiari di Viviana Parisi al procuratore di Patti. Vogliono la verità su quello che è accaduto alla 43enne dj scomparsa il 3 agosto scorso nelle campagne di Caronia e trovata morta cinque giorni dopo. E su quello che è accaduto a suo figlio, il piccolo Gioele, di 4 anni, i cui resti sono stati recuperati il 18 agosto.

Ma anche la verità sui soccorsi e sulla gestione delle ricerche. E in particolare perché le immagini dei droni dei vigili del fuoco sono stati consegnati il 18 agosto e visionati da un perito il giorno dopo. Nelle immagini del drone si vedeva già il corpo di Viviana accanto al traliccio il 4 agosto.

Quando ho saputo del drone – afferma arrabbiato Luigino Parisi, papà della dj – mi sono girate le scatole. Avrebbero potuto scoprire il corpo prima. Se io sono un lavoratore devo guardare il video: un altro manda avanti il drone e io guardo lì, non ammucchio 16 mila fotogrammi e poi li guardo quando ho tempo. C’è stata una evidente superficialità nelle ricerche”.

Richiesta sostenuta anche dai suoi legali, gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza: “Le famiglie di Viviana e Gioele – affermano – meritano la verità. Qualunque essa sia deve essere raggiunta, senza vuoti e lacune. Ma con una speranza: “Da oggi – aggiungono – si scrive la storia di quello che è successo perché si è messa in moto la macchina della scienza e finora le ipotesi sono state tutte senza riscontro”. E sulle immagini dei droni i penalisti spiegano che “vogliamo capire e per questo nomineremo i nostri consulenti”. (Fonti La Stampa e Ansa).