Voghera, Youns El Bossettaoui ha tentato di colpire Massimo Adriatici anche dopo il pugno?

Youns El Bossettaoui ha tentato di colpire Massimo Adriatici anche dopo il pugno che ha rifilato all'(ex) assessore di Voghera? E’ quanto sostengono alcuni testimoni, citati dal Corriere della Sera.

Il marocchino è stato poi ucciso da Adriatici, con un colpo di pistola. Ora resta da capire se l’assessore alla Sicurezza (che si è dimesso) abbia agito perché in pericolo di vita.

Voghera: Youns El Bossettaoui e il pugno a Massimo Adriatici

Come detto, alcuni testimoni sono stati citati dal Corriere. Uno ha detto di essere stato minacciato dal marocchino prima della lite con Adriatici: “Lui mi aveva avvicinato alcuni minuti prima in piazza Meardi, circostanza nella quale aveva minacciato di colpirmi con una bottiglia di birra, mimando il gesto di tirarmela in faccia… Secondo me, era una persona malata di testa perché in giro cercava sempre di litigare, quindi ho lasciato perdere”.

Una ragazza ha invece raccontato la lite tra El Bossettaoui e Adriatici: “Poco dopo di me, usciva anche Youns e subito si avvicinava a un uomo italiano che stava telefonando. Vedevo che discutevano pochi secondi e d’un tratto ho notato che Youns dava uno schiaffo o un pugno in faccia all’uomo che era al telefono”. E, anche quando Adriatici era già a terra, secondo la testimone il marocchino avrebbe tentato di colpirlo.

Gli avvocati di Massimo Adriatici vogliono la revoca dei domiciliari

I legali di Massimo Adriatici faranno ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dei domiciliari. Sono anche intenzionati a svolgere atti istruttori nell’ambito delle indagini difensive. Secondo l’avvocato Gabriele Pipicelli, che assiste Adriatici con la collega Colette Gazzaniga, infatti, “non sussiste in alcun modo il pericolo di reiterazione del reato” in base al quale il gip ha confermato i domiciliari disposti dal pm.

La pensa in modo diverso la gip di Pavia Maria Cristina Lapi, secondo la quale l’assessore autosospeso deve rimanere ai domiciliari in quanto è necessaria una “misura che limiti provvisoriamente ma fortemente la libertà di circolazione in capo a un soggetto che, per sua stessa ammissione, ha dichiarato di non essere in grado di gestirla (una situazione come quella, ndr) senza gravissimi rischi per la collettività”.

Il reato rimane l’eccesso colposo di legittima difesa, ma il giudice non esclude che, con gli sviluppi processuali, possa cambiare. Resta “la grave sproporzione tra azione e aggressione subita”, considera il giudice. Che va “valutata considerando le qualità professionali di Adriatici” dalle quali “deriva un’aspettativa comportamentale proporzionalmente inversa rispetto alla condotta tenuta”.

Questo comporta “una giudizio negativo di personalità e di rimproverabilità specifica nel governo di situazioni di pericolo, neppure eccezionale, che non può non condurre a un’attenuazione radicale della fiducia che la collettività deve poter riporre nel comportamento di ciascun consociato quindi anche del prevenuto, nell’ottica della dovuta salvaguardia di beni giuridici superiori”. 

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