FERRARA – La procura di Ferrara ha riaperto l’inchiesta sulla vicenda della morte dell’allora diciottenne Willy Branchi (ucciso con vari colpi in testa) ritrovato il 30 settembre 1988 sotto l’argine del Po a Goro, in provincia di Ferrara.
Indagini riaperte dopo le parole di Don Tiziano Bruscagin.
“Quando è venuto qui l’avvocato della famiglia – ha detto il prete, intervistato dal Corriere della Sera – per le sue indagini ho strappato un foglio in due parti e gli ho detto: facciamo che lei scrive il nome che sa e io scrivo il mio e poi lo confrontiamo. Risultato? Era lo stesso, ovviamente. Perché quel nome girava e gira ancora oggi sulle bocche di tutti, in paese. L’hanno detto anche a me, all’epoca. Ma la verità è che a Goro sono omertosi e glielo dice uno che li conosce bene. Ora sono qui in questa frazione di Correzzola, ma ci ho passato 32 anni laggiù. Ho raccolto confidenze qua e là, certo, ma per favore non pensi anche lei alla storia del confessionale: non ho mai violato nessun segreto…”
“Io l’ho benedetta con le lacrime agli occhi, la salma di quel ragazzino – dice don Tiziano Bruscagin – L’avevo battezzato. I suoi meriterebbero di conoscere la verità, finalmente”.