BERGAMO – Il sospetto è che il corpo di Yara Gambirasio non sia stato in quel campo per tutti questi mesi. Qualcuno potrebbe averlo portato lì proprio poche ore prima del ritrovamento. Per lavorare a questa ipotesi, suffragata da alcune testimonianze, gli investigatori hanno acquisito le immagini di alcune telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento del cadavere.
Intorno alle 19 di sabato, infatti, è giunto in via Bedeschi, a Chignolo, la strada asfaltata più vicina al luogo del ritrovamento, e dove si trovano i ‘filtri’ della polizia locale, un furgone bianco con a bordo un responsabile della sicurezza di una delle aziende più vicine, che aveva il compito di scaricare le immagini delle telecamere e fornirle agli inquirenti.
Ci sono poi alcune testimonianze. Alcune persone, che abitualmente frequentano queste campagne per portare a spasso i cani, giurano di non aver visto il corpo della ragazza. Questi testimoni hanno raccontato di essere stati nel luogo del ritrovamento proprio poche ore prima che venisse trovata Yara. Un uomo di nome Lorenzo ha raccontato: ”Io fino a un mese fa abitavo qui, e passavo tutti i giorni in quell’area, peraltro frequentata da decine di persone ogni giorno – racconta -: ci sono persone che fanno jogging, cacciatori, pescatori, gente che porta a spasso il cane. Mi sembra inverosimile che un cadavere possa essere stato abbandonato lì e non trovato per tre mesi, anche perché a quanto ne sappiamo noi in paese, questa zona è stata più volte battuta dai soccorritori e volontari della protezione civile”.
Non solo: alcuni testimoni hanno riferito di aver saputo da altri (e quindi indirettamente) che un’auto è stata vista sfrecciare in via Bedeschi, fermarsi per un attimo e poi ripartire. Sempre secondo le voci, una vettura sarebbe stata effettivamente trovata abbandonata nella zona, ma questo ulteriore particolare è stato smentito dagli inquirenti. Intorno alle 20 di sabato è arrivata sul luogo del ritrovamento Cristina Catteneo, anatomopatologa specializzata nelle indagini sui cadaveri decomposti. Molto probabilmente la professionista è stata chiamata dagli investigatori proprio per valutare dallo stato del corpo e dalla postura la compatibilità con un abbandono improvviso e recente.
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