Yara Gambirasio, i genitori: “Viviamo in attesa di sapere chi l’ha uccisa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2014 - 10:48 OLTRE 6 MESI FA
Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

ROMA – “Viviamo sospesi in attesa di sapere chi ha ucciso la nostra Yara” raccontano papà Fulvio e mamma Maura, i genitori di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola, otto chilometri dalla villetta al civico 48 di via Rampinelli.

“Provi a andare avanti, per forza. Malamente è sempre lì, al buio che aspetta un segnale. Non stacchi mai e, allo stesso tempo, non riesci a smettere di avere fiducia: come puoi?” dice il papà a Repubblica.
“Non serve invocare scossoni — è la lezione di straordinaria normalità che arriva dal padre di Yara — . Non c’è bisogno di muovere le acque. Siamo qui, aspettando che ci dicano chi ce l’ha portata via e perché. Certo, dopo tutto questo tempo ogni giorno che passa è sempre più duro”.
“Possibile che nessuno abbia visto o sentito? Possibile che da allora nessuno sia venuto a sapere qualcosa o che l’assassino non abbia commesso qualche passo falso?” dice la mamma, Maura.
“La persona che ha ucciso nostra figlia è ancora in giro, potrebbe colpire un’altra volta. Dopo oltre tre anni — dice la mamma di Yara — , con tutto lo sforzo che viene messo nelle indagini, ma che non è bastato, aspettiamo che chi sa si faccia avanti senza paura. Per aiutare gli investigatori a risolvere il caso. E assicurare il colpevole alla giustizia”.
Le indagini, Paolo Berizzi di Repubblica racconta:
 La direzione imboccata dalle indagini — ufficialmente, almeno per la scienza di laboratorio, è quella che ancora regge — portava e porta i detective sulle tracce del figlio illegittimo di un autista di Gorno, in Val Seriana: Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. Parliamo di un possibile futuro assassino nato negli anni Sessanta. Ma trovarlo — ripetono gli investigatori — è «peggio che scovare un ago in un pagliaio». Mistero. E tanti buchi nell’acqua. Per non parlare del fascicolo che raccoglie oltre mille segnalazioni di veggenti, sensitivi, 007 improvvisati, che avrebbero voluto fornire spunti decisivi (salvo poi rivelarsi del tutto ininfluenti) per stanare il killer. Loro, Fulvio e Maura, sono sempre rimasti lì, nel loro limbo, stringendo nel petto un dolore privato che schianterebbe chiunque. «Nonostante l’assenza di risultati concreti nelle indagini, e anzi a maggior ragione, la compostezza con cui questi genitori hanno vissuto e vivono il loro dramma è esemplare». L’avvocato della famiglia, Enrico Pelillo, lo ripete come un mantra dal primo giorno in cui ha ricevuto l’incarico. Nei mesi scorsi tra il legale e il pm Letizia Ruggeri, il magistrato che ha in mano le indagini sull’omicidio di Yara, non sono mancate le scintille. Quello di cui ancora non si ha traccia è un passo decisivo verso la soluzione del caso.