ROMA – “Viviamo sospesi in attesa di sapere chi ha ucciso la nostra Yara” raccontano papà Fulvio e mamma Maura, i genitori di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola, otto chilometri dalla villetta al civico 48 di via Rampinelli.
La direzione imboccata dalle indagini — ufficialmente, almeno per la scienza di laboratorio, è quella che ancora regge — portava e porta i detective sulle tracce del figlio illegittimo di un autista di Gorno, in Val Seriana: Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. Parliamo di un possibile futuro assassino nato negli anni Sessanta. Ma trovarlo — ripetono gli investigatori — è «peggio che scovare un ago in un pagliaio». Mistero. E tanti buchi nell’acqua. Per non parlare del fascicolo che raccoglie oltre mille segnalazioni di veggenti, sensitivi, 007 improvvisati, che avrebbero voluto fornire spunti decisivi (salvo poi rivelarsi del tutto ininfluenti) per stanare il killer. Loro, Fulvio e Maura, sono sempre rimasti lì, nel loro limbo, stringendo nel petto un dolore privato che schianterebbe chiunque. «Nonostante l’assenza di risultati concreti nelle indagini, e anzi a maggior ragione, la compostezza con cui questi genitori hanno vissuto e vivono il loro dramma è esemplare». L’avvocato della famiglia, Enrico Pelillo, lo ripete come un mantra dal primo giorno in cui ha ricevuto l’incarico. Nei mesi scorsi tra il legale e il pm Letizia Ruggeri, il magistrato che ha in mano le indagini sull’omicidio di Yara, non sono mancate le scintille. Quello di cui ancora non si ha traccia è un passo decisivo verso la soluzione del caso.