BERGAMO – Yara Gambirasio rapita e uccisa per una vendetta contro il padre, legata a motivi di lavoro. Ne ha parlato dal carcere Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio, e ne ha parlato un misterioso testimone vicentino che vuol dire la sua tramite il suo avvocato.
Ma la pista, già vagliata nel corso delle indagini, è stata scartata. Lo dice il pubblico ministero che si occupa del caso, Letizia Ruggeri:
«Avevamo già valutato l’ipotesi della vendetta, ma non è mai emerso nulla. Comunque se questa testimonianza darà indicazioni, ben venga. Non sarà difficile capire se ha valore o se è l’ennesima bufala».
Intanto la procura è indaffarata a cercare ogni possibile riscontro all’impianto accusatorio contro Bossetti. Il primo dato è che di testimonianze utili non se ne vedono all’orizzonte, come dice la stessa Ruggeri:
«Ad oggi nessuno ha dato indicazioni utili alle indagini, nemmeno ora che c’è stato un fermo. E quelle che ci sono arrivate, anche in buona fede, sono per lo più prive di riscontri».
Il secondo dato, significativo, è che l’accusa non intende chiedere il processo immediato, ovvero il rito speciale che accorcia i tempi del processo in presenza di prove ritenute granitiche. «No che non chiedo l’immediato, c’è ancora molto da fare», dice Ruggeri. Il che significa che, nonostante il Dna, evidentemente le accuse contro Bossetti hanno bisogno di ulteriori approfondimenti e riscontri per reggere a un processo.
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