Yara Gambirasio, la prova che può scagionare Massimo Giuseppe Bossetti

Yara Gambirasio, la prova che può scagionare Massimo Giuseppe Bossetti
Yara Gambirasio e Bossetti

ROMA – Ecco la prova che, a detta della difesa, potrebbe scagionare Massimo Giuseppe Bossetti dall’accusa di omicidio di Yara Gambirasio e riaprire clamorosamente il caso della ginnasta uccisa nel 2010.

I legali di Bossetti, riporta il settimanale Oggi, si sono avvalsi un consulente che ha analizzato tutti i tabulati Vodafone che riportano gli spostamenti del cellulare di Yara Gambirasio. Mentre la Procura di Bergamo ha sempre sostenuto che il cadavere della ragazza fosse stato portato subito nel campo di Chignolo, per gli avvocati della difesa del muratore, rinchiuso nel carcere di Bergamo, il telefonino di Yara nelle ore della tragedia era in un altro punto, di certo nella parte nord del luogo in cui fu rapita e non a sud, dove poi fu ritrovata senza vita.

Ecco cosa ha rivelato l’esperto Ezio Denti a Oggi:

”Quando Yara, alle 18.29, ha ricevuto un messaggio dell’amica Martina che le chiedeva a che ora avrebbero dovuto trovarsi per la gara di ginnastica artistica della domenica successiva, il suo telefonino ha agganciato la cella che copre l’area di via Natta a Mapello. Quindi – continua Denti – era ancora vicino alla palestra. Venti minuti dopo, quando ha risposto a questo sms, il telefono di Yara ha agganciato la cella di via Ruggeri, a Brembate di Sopra”.

Il corpo di Yara Gambirasio è stato ritrovato in un campo a Chignolo, ovvero a sud-ovest rispetto a quel punto e a circa 15 chilometri di distanza:

”E la stessa cella di via Ruggeri – ha concluso l’esperto – viene agganciata alle 18.55 quando il cellulare della ragazza invia l’ultimo segnale, quello di spegnimento. Quindi Yara in quel momento era da tutt’altra parte”.

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