YOUTUBE Umberto Durini al padre di Lucio: “Vieni, bastardo”. Morte Noemi, faida tra famiglie

YOUTUBE Umberto Durini al padre di Lucio: "Vieni, bastardo". Morte Noemi, faida tra famiglie
Umberto Durini al padre di Lucio: “Vieni, bastardo”. Morte Noemi, faida tra famiglie

SPECCHIA – Il brutale omicidio di Noemi Durini ha scatenato una faida familiare in Salento. Il padre della vittima si è presentato sotto casa della famiglia del presunto assassino (il fidanzato 17enne della 16enne): anzi, secondo lui ad ammazzare la figlia sarebbe stato addirittura il padre del fidanzato, ovvero il consuocero. La scena si consuma per le strade di Specchia, con tanto di urla e minacce alla famiglia di Lucio, il ragazzo che ha confessato il delitto.

“Ha fatto tutto lui”. Umberto Durini non ha dubbi: a provocare la morte di sua figlia Noemi non è stato il fidanzato diciassettenne reo confesso ma suo padre, che provava nei confronti della ragazzina “un odio indescrivibile”. Con il passare dei giorni, quello che era il dramma di una sedicenne che ha avuto l’unica colpa di innamorarsi del ragazzo sbagliato diventa sempre più una faida tra famiglie. Intrisa di veleni e rancori. Dove Umberto trovi tutte queste certezze, non è dato sapere: le indagini dei carabinieri e della procura di Lecce non hanno ancora chiarito il ruolo del padre di Lucio, che resta indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere.

Una serie di accertamenti sono in corso e qualche risposta potrebbe arrivare dall’autopsia sul corpo della ragazza, che si terrà martedì, e dall’esame delle macchie di sangue rinvenute sulla 500 con cui alle 5 del mattino del 3 settembre il ragazzo è andato a prendere Noemi. Allo stato, dunque, l’ipotesi più probabile resta quella che il ragazzo abbia confessato al padre quello che aveva fatto e questi lo abbia aiutato a far sparire il corpo di Noemi. O, quantomeno, a pulire l’auto dopo che il giovane si era liberato del cadavere della fidanzata.

Umberto Durini è convinto però che sia andata in tutt’altro modo e anche se non dice mai in maniera chiara che è stato il padre di Lucio ad uccidere sua figlia, la sua ricostruzione dei fatti è tutta in quella direzione. Tanto che di prima mattina si è presentato davanti a casa della famiglia di Lucio ad Alessano urlando e cercando di entrare. “Me l’ha uccisa, vieni fuori bastardo, vieni fuori” ha inveito più volte, con i carabinieri che a fatica sono riusciti a fermarlo. Poi l’uomo si è calmato e si è sfogato con i cronisti. Noemi “era la ragazza più brava del mondo. Non era perfetta, ma era brava e onesta”.

Una sedicenne che una settimana prima di sparire sembrava aver trovato finalmente la pace, stando a quello che dice il padre. “Stava finalmente bene, tornava a casa tutte le sere alle 20 e mi abbracciava. Era riuscita a lasciarlo, anche se lo amava e lo adorava”. Ma era Lucio il problema? “No” risponde lui. E torna indietro nei mesi. “Lui con me era come un agnello. Quando l’hanno cacciato di casa, perché vedeva mia figlia, è venuto a dormire da me. Andava a dormire nelle baracche e io me lo sono portato a casa. Gli ho preso le medicine in farmacia, gli ho dato i vestiti e le sigarette. E lui si era calmato”.

Sono stati i suoi genitori, il padre in particolare, a far precipitare tutto. “Dopo le denunce di mia moglie avevo la verità davanti agli occhi e non volevo vederla – sostiene Umberto Durini – Però sono andato da loro, volevo parlare, io sono una persona che parla non un violento. Volevo trovare un punto d’incontro. E loro mi hanno aggredito. Mi hanno trattato come un delinquente, dicevano ‘noi non vogliamo avere a che fare con i drogati’. A me? Che non so neanche dove sta la droga”. Quella famiglia, aggiunge, “provava un odio indescrivibile per mia figlia, un odio che non era comprensibile”.

Accuse condivise anche dalla mamma di Noemi, Imma. “Mia figlia era allegra, educata a rispettosa. E’ nata in una famiglia sana, ecco perché è morta” dice la donna, che poi si rivolge direttamente al padre del presunto assassino. “Mia figlia, grazie a lei, a lei che non la poteva vedere” è morta, “perché suo figlio doveva diventare il secondo delinquente come lei…Mi assumo tutte le mie responsabilità”.

L’odio secondo Umberto Durini è esploso definitivamente la mattina del 3 settembre. L’uomo si mette le mani sul viso, poi si volta verso la casa del padre del presunto assassino, e sibila. “Io Lucio lo perdono. Io voglio suo padre e basta, perché so tutto. Quella mattina mia figlia è uscita per chiarire. Subito dopo essere salita in macchina il ragazzo deve averla tramortita con un pugno”. E poi? “E poi è venuto qua – Umberto indica la casa del padre di Lucio -. Il padre ha capito la situazione e ha detto ‘ci penso io’. E’ lui che ha fatto tutto il resto”. L’uomo si ferma, poi riattacca. “Lucio sta nascondendo suo padre, lo protegge. Ma non lo salverà. Ha fatto tutto lui e ha fatto festa come un bambino a Disneyland”.


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