1983, grandi manovre Nato, Urss pronta all’atomica. III guerra mondiale sfiorata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Novembre 2013 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
1983, grandi manovre Nato, Urss pronta all'atomica. III guerra mondiale sfiorata

1983, grandi manovre Nato, Urss pronta all’atomica. III guerra mondiale sfiorata

ROMA – 1983, grandi manovre Nato, Urss pronta all’atomica. III guerra mondiale sfiorata. Dai documenti desecretati degli ultimi anni della guerra fredda emerge un anno, il 1983, che fu vicinissimo a diventare l’inizio inconcepibile di una terza guerra mondiale, guerra condotta in punta di missile nucleare. Le grandi manovre Nato che dovevano simulare la difesa a un ipotetico intervento russo in Yugoslavia e che coinvolsero 40 mila soldati furono scambiate dai sovietici come preparativi per un attacco reale ai paesi del Patto di Varsavia: l’allarme rosso, in questo caso, significò la mobilitazione totale, l’armamento delle testate nucleari su bombardieri e sottomarini pronti all’azione, obiettivo l’Occidente.

I documenti sono stati pubblicati dal quotidiano inglese Observer, declassificati in base al “Freedom of Information Act” su richiesta di Peter Burt, direttore del “Nuclear Information Service”: sono importanti e, retrospettivamente angoscianti, perché rivelano l’entità potenzialmente distruttiva della più grande crisi dopo quella cubana del ’62.

A innescare l’escalation furono le manovre militari dell’Alleanza atlantica, denominate Operation Able Archer che videro impiegati 40 mila soldati americani e Nato in più Paesi dell’Europa Occidentale per simulare uno scenario che vedeva le Forze Blu (Nato) difendere gli alleati dopo l’invio di Forze Arancioni (Patto di Varsavia) in Yugoslavia a seguito di sconvolgimenti interni. Le manovre prevedevano che le Forze Arancioni occupassero Finlandia, Norvegia e Grecia obbligando la Nato a reagire ma Mosca interpretò in maniera errata gli ingenti movimenti di truppe, temette un attacco contro il Patto di Varsavia e si preparò a lanciare un attacco nucleare in piena regola. (Maurizio Molinari, La Stampa)