GIACARTA – E’ probabilmente “sepolto in fondo al mare” l’Airbus 320 della Air Asia scomparso dai radar domenica 28 dicembre mentre volava sopra il Mare di Giava, in Indonesia. A dirlo è il capo dell’Agenzia nazionale indonesiana di ricerca e soccorso, che lunedì mattina, appena è sorto il sole, ha ripreso le ricerche dell’aereo e dei suoi 162 passeggeri e membri dell’equipaggio.
Se quella dell’incidente pare l’ipotesi più probabile, al momento, però, non si esclude nulla. Nemmeno la pista del terrorismo, considerato che alla Vigilia di Natale l’ambasciata americana aveva messo in guardia da potenziali attentati in Indonesia in questo periodo.
La versione più accreditata è comunque che siano state le cattive condizioni atmosferiche a far cadere il volo QZ8501, partito alle 05:30 locali da Surabaya, la seconda città più popolosa dell’Indonesia, diretto a Singapore.
L’ultimo contatto con la torre di controllo risale alle 6:12 di domenica, quando uno dei due piloti ha comunicato di voler salire di quota per evitare delle nubi temporalesche. Quattro minuti dopo l’aereo figurava ancora sui radar. Due minuti più tardi, era sparito e senza aver lanciato un segnale di s.o.s.
Si calcola che l’aereo, fabbricato sei anni fa, con 23 mila ore di volo alle spalle, sia precipitato qualche decina di chilometri a est dell’isola di Belitung, a metà strada tra le grandi isole di Sumatra e del Borneo. L’Indonesia ha da subito inviato una task force di aerei e navi nella zona, che è stata presto coadiuvata anche da Singapore, Malaysia e Australia.
Al calare del buio, e con una visibilità già scarsa in precedenza, le ricerche sono state però interrotte fino a domattina. I 155 passeggeri (tra cui 16 bambini e un neonato) e i sette membri dell’equipaggio erano quasi tutti indonesiani, a parte tre sudcoreani, un britannico, un francese (il co-pilota), un singaporeano e un malese.
Per il patron di Air Asia, Tony Fernandes, si tratta del “mio peggior incubo”. La compagnia con sede a Kuala Lumpur, premiata come “migliore low cost al mondo” negli ultimi sei anni, non aveva mai avuto incidenti mortali da quando l’imprenditore proveniente dal mondo discografico la rilevò nel 2001, portandola dal quasi fallimento a emblematica storia di successo nell’Asia del boom economico: è la compagnia aerea che più di ogni altre ha intercettato le crescenti esigenze di spostamento della classe media, a partire dal Sud-est asiatico per poi espandersi anche a Cina e Giappone, e di recente all’India.
Anche se il QZ8501 era tecnicamente “indonesiano”, dato che la Air Asia si avvale di diverse compagnie nazionali da lei controllate, l’incidente è il terzo di quest’anno a coinvolgere la Malesia, dopo la misteriosa scomparsa del volo Malaysia Airlines MH370 nell’Oceano Indiano l’8 marzo e l’abbattimento dell’MH17 (della stessa compagnia) nei cieli dell’Ucraina orientale il 17 luglio.