“Aereo Malaysia risucchiato in mare per un terremoto”, tesi di studioso russo

"Aereo Malaysia risucchiato in mare per terremoto"
La zona dove si ricerca l’aereo Malaysia scomparso l’8 marzo

MOSCA – Il Boeing della Malaysia Airlines scomparso con 239 persone a bordo l’8 marzo, potrebbe essere rimasto vittima degli effetti di campi magnetici ed elettrici creati da un terremoto, ed essere stato risucchiato nelle profondità oceaniche dopo l’esplosione di gas vulcanici sottomarini.

“Come i pezzi di un tappo di sughero affondano in una bottiglia di champagne appena aperta, quando l’anidride carbonica arriva in superficie”. E’ questa l’ipotesi avanzata da uno studioso russo, Boris Ostrovski, autore di libri sul Triangolo delle Bermuda, dove sono svaniti nel nulla numerosi aerei.

Dopo aver confutato le tesi del dirottamento e dei problemi tecnici, Ostrovski sostiene che nella notte dell’8 marzo, quando il Boeing era sullo stretto di Malacca, a Sumatra ci fu un terremoto di magnitudo 5,5 della scala Richter.

Lo studioso ricorda che il velivolo è scomparso dai radar mentre si trovava in questo stretto, dove la distanza più breve tra la costa occidentale della Malaysia e Sumatra è di soli 15 km. La sua ipotesi è che il Boeing sia rimasto vittima delle conseguenze dell’attività tettonica, in particolare delle tempeste magnetiche che mettono fuori uso tutte le apparecchiature radio ed elettriche. Ma anche di “campi elettrici che causano nell’atmosfera la formazione di masse gassose che occupano vasti spazi. Non appena le particelle si attaccano tra loro, creano plasmoidi simili a palle di fuoco”, “pericolosi per gli aerei, perché possono andarsene improvvisamente e causare una reazione a catena con quelle nelle vicinanze”.

A suo avviso l’Ufo rilevato dai radar thailandesi pochi minuti dopo l’ultimo contatto radio con il Boeing potrebbe essere stato proprio un plasmoide. Infine, Ostrovski sostiene che gli infrasuoni che precedono un terremoto potrebbero aver “turbato le condizioni di volo e disorientato” i piloti facendoli andare nel panico, alla guida di un aereo sull’oceano senza contatti radio e senza punti di riferimento.

L’accademico russo Heinrich Steinberg, direttore dell’istituto di vulcanologia e geodinamica, contesta però l’ipotesi di Ostrovski: “Per un aereo che vola ad una altezza di circa 10 km, dove la visibilità è ottima perché non ci sono nuvole, la probabilità di capitare sopra l’eruzione o l’esplosione di un vulcano è scarsa”. Steinberg nega inoltre che nella zona in cui è sparito il Boeing siano state registrate forti attività vulcaniche.

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