Afghanistan, come si finanziano i talebani. Non solo droga, ma anche donazioni di simpatizzanti

Traffico di droga, sequestri ed estorsioni. Ma anche donazioni internazionali. L’universo del finanziamento ai talebani è complesso e, loro malgrado, se ne sono accorte anche le forze armate statunitensi presenti sul territorio afghano.

Quello della droga, oppio in primo luogo, non è una novità. Ogni anno gli insorti talebani, grazie ai raccolti, ottengono, secondo stime del Pentagono, tra i 70 e i 400 milioni di dollari. Una forbice enorme che dipende dal clima e anche dall’efficacia, altalenante, con cui l’esercito si oppone alla coltivazione.

Ma l’opportunità o meno di stroncare il traffico d’oppio è una questione chiave della guerra in Afghanistan. Soprattutto alla luce di quanto affermato più volte dal generale McChrystal, ovvero che, per vincere la guerra, è necessario portare i civili dalla parte degli Usa. Obiettivo che non si ottiene di certo distruggendo le piantagioni di oppio dove tantissimi civili vivono e hanno la loro sola fonte di reddito.

Non solo. A lungo si è creduto, a torto, che la droga fosse l’unico mezzo di sostentamento dei talebani. Richard Holbrooke, rappresentante dell’Amministrazione per Afghanistan e Pakistan è lapidario: «Semplicemente, non è vero».

McCrhystal, sempre lui, lo spiega chiaramente: «Eliminare l’accesso ai profitti del narcotraffico, sebbene possibile, sarebbe distruttivo per i civili e non risolverebbe il problema».

Solo l’anno scorso, secondo quanto riportato da fonti Cia, i talebani hanno ricevuto donazioni per 106 milioni di dollari. Frutto della simpatia per la causa di privati cittadini di Arabia Saudita, Pakistan, Iran e Golfo Persico.

E non mancano altre forme di sostentamento: per esempio i talebani, in diverse zone, prendono come “tassa” il 10% dei raccolti delle fattorie. Sono tutte situazioni, in un territorio per larga parte non controllato dalle forze Nato, praticamente impossibili da arrestare, almeno allo stato attuale delle cose.

Tagliare i fondi dei talebani, insomma, rischia di essere un’impresa non solo controproducente, ma, in ultima analisi, impossibile.

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